Il caffè al bar non è solo il rituale che accompagna le giornate dalla colazione fino al dopo cena. È anche l’indice più tangibile dei cambiamenti economici. L’aumento di quello che è il paradigma dell’inflazione è il segno inequivocabile che tutte le spese sono lievitate.
Il 2022 si apre proprio con la crescita del costo del caffè. Alcuni esercenti resistono aggrappati alla soglia psicologica di un euro per una tazzina, ma sono sempre più diffusi gli aumenti: a un euro e dieci centesimi per lo più, ma c’è chi già lo impone a 1,20, mentre in autogrill arriva anche a 1,30. Pochi spiccioli per spiegare, come fa Federconsumatori, che la stangata per quest’anno sarà «di 1230 euro per ogni famiglia», così come «7 negozi su 10» hanno ritoccato i listini.
Pesa, oltre al rincaro a due cifre dei costi energetici, l’impennata di quasi il 5 per cento dei prodotti alimentari, anche quelli di prima necessità come pane e pasta, e del 4 per i trasporti, a causa proprio della fiammata che sta incendiando il mercato dei carburanti. Inoltre, ci sono ancora le variabili legate all’andamento della pandemia con i contagi in aumento che preoccupano soprattutto commercianti, che temono di veder ridurre le presenze nei negozi e nei centri commerciali.
Anche l’imminente stagione dei saldi è vista con tensione perché le restrizioni e i rischi di assembramenti potrebbero incidere negativamente sulle aspettative d’affari. Tensioni economiche acuite dalle aspettative per domani, martedì 4 gennaio, quando la riunione dell’Opec+, l’organizzazione allargata dei paesi produttori di petrolio, non dovrà, secondo le anticipazioni degli osservatori, apportare modifiche significative alla politica degli ultimi mesi e quindi non è ipotizzabile un amento di produzione, rispetto agli standard previsti, e il conseguente ribasso dei prezzi. Anzi, nonostante la variante Omicron del covid che sta provocando una contrazione dei viaggi e degli spostamenti, i prezzi del greggio sono dati in costante aumento, seppur in misura minore rispetto ai mesi scorsi. Ovviamente, queste condizioni e soprattutto le previsioni incidono sulla ripresa economica.
Rispetto all’entusiasmo di un anno fa, quando l’arrivo dei vaccini faceva ipotizzare un veloce ritorno alle condizioni pre-pandemia, oggi si guarda al 2022 come ad un anno di transizione: se l’inflazione dovesse frenare allora, dicono gli osservatori economici, la spinta alla crescita riprenderà vigore. In caso contrario, nuovi interventi pubblici, come di recente hanno suggerito il premier italiano, Mario Draghi e il presidente francese Emmanuel Macron, saranno necessari.