La fusione nucleare è molto più vicina. Il Joint european torus (Jet), l’impianto sperimentale costruito in Inghilterra, ha infatti prodotto del plasma stabile con combustibile deuterio-trizio che ha rilasciato 59 megajoule di energia, un nuovo record in questo campo. I risultati sono stati riportati dagli scienziati del consorzio europeo Eurofusion, che vede la collaborazione di varie centinaia di esperti e ricercatori affiliati a diverse istituti del continente. Le centrali elettriche a fusione, spiegano gli autori, mirano alla fusione di deuterio e trizio, due isotopi dell’idrogeno, in modo da rilasciare quantità di energia molto più elevate rispetto agli impianti di fissione, che invece dividono gli atomi più pesanti in entità più piccole, rilasciando energia.
L’unico impianto al mondo attualmente in grado di sfruttare la fusione atomica è proprio il progetto Jet, che sorge a Culham, vicino a Oxford. Scopo principale del consorzio è quello di individuare le basi da gettare per la realizzazione dell’International thermonuclear experimental reactor (Iter), un impianto in costruzione a Cadarache, nel Sud della Francia, che dovrebbe rilasciare quantità di energia dieci volte superiori rispetto a quella fornita da Jet.
«Per il passaggio agli esperimenti di Iter dobbiamo essere preparati e conoscere le condizioni che prevarranno in quel contesto» spiega Athina Kappatou, del Max Planck institute for plasma physics. Nel 1997, Jet aveva stabilito il precedente record mondiale con un plasma che produceva 22 megajoule di energia. «Negli ultimi esperimenti – ricorda Kappatou – volevamo dimostrare la possibilità di fornire molta più energia in condizioni simili a quelle che si verificheranno con Iter».
Gli scienziati hanno usato metodi teorici per calcolare i parametri necessari alla generazione del plasma e hanno raggiunto così il nuovo importantissimo primato mondiale.
L’impianto ha infatti rilasciato ben 59 megajoule, cifra mai raggiunta prima. Per produrre energia netta, ovvero in quantitativi maggiori rispetto a quella che viene fornita, l’impianto sperimentale è però ancora troppo piccolo, ma tale difficoltà dovrebbe essere superata con l’attivazione di Iter. «Questi risultati rappresentano un passo importante verso il reattore Iter – conclude Sibylle Gunter, direttore scientifico dello stesso istituto -Le scoperte degli ultimi mesi renderanno più semplice la pianificazione degli esperimenti con plasmi di fusione per il prossimo reattore».










