Cinque sì e tre no, con questo risultato si è chiusa la camera di consiglio della Corte costituzionale sugli otto referendum, proposti da associazioni e movimenti e che avevamo superato la prima tagliola, cioè il raggiungimento di almeno 500mila firme e il via libera da parte della Corte di cassazione. Semaforo verde alle consultazione che, se non dovessero intervenire nuove leggi sulla materia, si terrà in primavera, per quattro dei sei quesiti in materia di giustizia.
Essi riguardano: l’abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità (la cosiddetta legge Severino, ndr), su cui è giunto il plauso del presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, la limitazione delle misure cautelari, la separazione delle funzioni dei magistrati e l’eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del csm.
Bocciato il quarto in materia di giustizia: quello sulla responsabilità civile dei magistrati perché, secondo la Consulta, «La regola è sempre stata della responsabilità indiretta». Martedì era stato già dichiarato inammissibile quello sull’eutanasia presentato dall’associazione Luca Coscioni, termine che Giuliano Amato ha definito «Improprio perché si tratta di omicidio del consenziente e non suicidio assistito».
Infine, è stata presa in esame la liberalizzazione della coltivazione e l’uso della cannabis. Anche in questo caso i giudici della suprema corte hanno bocciato la proposta e quindi non si terrà il referendum perché, sempre secondo il presidente della Consulta, «Erano evidenti i riferimenti alle droghe pesanti e questo avrebbe comportato violazioni di obblighi internazionali che non possono essere sottoposti a referendum».
Tra le prime reazioni c’è proprio quella di Riccardo Magi di +Europa, promotore proprio del referendum sulla cannabis, che ha detto come «Il presidente Amato ha fatto il contrario di quel che ha sostenuto nei giorni scorsi e cioè ha cercato il pelo nell’uovo». Soddisfatto Matteo Salvini, tra i promotori dei quesiti sulla giustizia che si appella «Al giudizio dei cittadini». Chi, invece, fa un’analisi senza tifo è il presidente dei penalisti italiani, Giandomenico Caiazza, che sottolinea come «I tre referendum più popolari, che più avrebbero interessato l’opinione pubblica siano stati bocciati».










