L’ondata di aumenti, fra i quali quelli dei carburanti come benzina, diesel, metano e gpl, sta creando trambusto fra i consumatori e gli operatori di servizi. Ormai andare a fare rifornimento è diventato sempre più un pellegrinaggio per gli autisti. Sono cambiate le abitudini per gli utenti, che prediligono le pompe di benzina più lontane da casa e, spesso, i self-service. Dall’inizio dell’anno la benzina ha iniziato la sua lenta, ma inesorabile, ascesa arrivando a punte di più di due euro a litro. Prezzi che non si vedevano dal 2014, quando la verde era stanziata a 1.70 euro a litro. Oggi, girando per le città, i prezzi sembrano tutti livellati e calmierati a rialzo. Anche il diesel sfonda il tetto dell’1.90 a litro e, in alcuni casi, addirittura supera il prezzo della benzina. Le associazioni di categoria hanno stimato un peso di più di 300 euro sulle spese di rifornimento familiari. Ma cosa ha causato l’impennata? Gli autisti non hanno dubbi su questo. Sarebbero due le principali cause del rialzo: il Covid e la guerra in Ucraina. Motivazioni che hanno procurato ansia nei possessori di automezzi che stanno correndo ai ripari.
«Faccio il pieno di diesel anche se questa pompa di benzina è lontana da casa – spiega un autista – Ci vengo appositamente perché trovo maggiore convenienza e perché ho paura che il carburante, da un giorno all’altro, potrebbe mancare». In molti temono di rimanere a secco e, per questo, preferiscono riempire i serbatoi anche in rifornitori fuori mano. Altra giustificazione per i rialzi lo sciopero degli autotrasportatori che, però, ottengono massima solidarietà da parte dei benzinai. «Gli autotrasportatori hanno avuto tutte le ragioni di protestare – fa sapere un benzinaio – Come si può lavorare se il carburante è diventato un bene di lusso? Ma la loro protesta non è servita perché, da soli a occupare le strade, non potevano cambiare nulla».
Per molti benzinai lo sciopero degli automezzi sarebbe dovuto avvenire in parallelo a una serrata totale delle pompe. Solo così si sarebbe dato un segnale forte. Anche il Covid è rientrato fra le spiegazioni per il caro carburante. «Siamo stati per troppo tempo fermi – afferma una madre di famiglia – con il lookdown la domanda di carburante è scesa perché siamo rimasti tutti in casa. Ora che possiamo uscire, e che quindi c’è più richiesta, hanno aumentato il prezzo». In tanti ricorrono al carpooling, soprattutto coloro che usano l’auto per recarsi al lavoro e che, da pendolari, non possono fare a meno di usarla.
Dividere le spese aiuta ad alleggerire il peso dei costi di gestione e rifornimento di un mezzo imprescindibile. Ma cresce anche l’uso di motorini, monopattini elettrici e mezzi pubblici, soprattutto fra i giovani. Le fermate di bus e metropolitana sono piene di giovani, in gruppo, che si spostano con la tessera dell’autobus, sconto studenti.
I monopattini elettrici sono sempre più presenti, anche grazie al servizio di affitto di che si può pagare scaricando una semplice app. Il motivo dei rincari non è però del tutto chiaro. Più che farsi domande ci si ingegna a trovare soluzioni per attutire l’ennesimo colpo alle finanze familiari, che non reggono ai rincari per stipendi sempre più bassi e incerti. Basta quindi guardarsi un po’ intorno per capire che c’è una tendenza al “si salvi chi può”, per pagare meno, e spostarsi in maniera più economica possibile nella speranza che, prima o poi, il prezzo possa tornare a scendere.
