Diventa un caso, quello dell’utilizzo del logo dell’Università di Bari sulla cartellonistica utilizzata per indicare il trattamento, con il Nuovolivo, di un olivo malato. Si tratta di un ulteriore tassello alla questione sollevata dal presidente della Commissione bilancio della Regione Puglia, Fabiano Amati, sulle cure agli olivi infettati dalla xylella promesse da due prodotti, uno dei quali ha esposto una cartellonistica in cui primeggiano i loghi del Comune di Lecce e dell’Università di Bari.
Così Amati insiste: «L’Università Aldo Moro di Bari non ha mai rilasciato alcuna autorizzazione ad apporre sulla cartellonistica del prodotto Nuovolivo il proprio logo. Lo ha comunicato il professor Luigi Ricciardi, direttore del Dipartimento di Scienze del suolo, della pianta e degli alimenti. Ancora una volta, in questa storia, dobbiamo prendere atto di messaggi ambigui con i quali si cerca evidentemente di convincere gli agricoltori della bontà di rimedi che purtroppo non ci sono».
Poi ribadisce: «Già in Commissione abbiamo avuto la conferma dai tecnici e dallo stesso assessore che non vi è al momento alcun rimedio per fitopatologie che provocano il disseccamento degli alberi, quindi anche la Xylella. Tanto che gli uffici della sezione Agricoltura stanno valutando di procedere per pubblicità ingannevole. Adesso apprendiamo anche che una delle due aziende che promuovono prodotti (uno è un mix di saponi naturali, l’altro di coadiuvanti) ha apposto senza autorizzazione il logo dell’Università di Bari sulla propria cartellonista con l’evidente tentativo di dare al prodotto (Nuovolivo, in questo caso) il credito di un autorevole ente pubblico di ricerca. E invece il professor Ricciardi precisa che non solo non hanno mai autorizzato l’utilizzo del logo, ma che non esistono nel Disspa progetti di ricerca sottoposti al Consiglio di Dipartimento e dallo stesso autorizzati o giunti a finanziamento riconducibili a quanto segnalato e che in nessun caso il Dipartimento ha intrattenuto formali rapporti o interazioni di lavoro o scientifiche con i rappresentanti legali dell’azienda produttrice del Nuovolivo, per cui il Disspa non è neanche a conoscenza degli itinerari colturali messi in atto col prodotto citato. Ora, appreso con chiarezza tutto questo, cos’altro serve al Comune di Lecce per far ritirare immediatamente il proprio logo e alle autorità preposte per intervenire? Il mondo dell’olivicoltura pugliese non ha subito già abbastanza danni?».