«Ci sono storie che non finiscono anche quando la giustizia dice che sei innocente, la mia è così». Questo lo sfogo social di Raffaele Sollecito, accusato con Amanda Knox dell’omicidio di Meredith Kercher nel 2007 a Perugia, ma definitivamente assolto dalla Corte di Cassazione nel 2015. Nel video Sollecito, originario di Giovinazzo, fa riferimento al caso di Garlasco, in cui negli ultimi mesi è stata rimessa in discussione la colpevolezza di Alberto Stasi, condannato nel 2009 per l’omicidio di Chiara Poggi.
«Viviamo in un mondo in cui si censurano le battute fatte verso le minoranze ma si può facilmente rovinare la vita di un innocente e poi far finta di nulla – afferma – Lo sto vedendo di nuovo nel caso di Garlasco e la cosa mi intristisce molto. Il marchio che mi porto addosso non è una colpa, è uno stigma e quello non te lo toglie nessuna sentenza nemmeno una di assoluzione. Il politically correct difende tutto e tutti tranne chi non ha fatto nulla».
Una sentenza che, a quanto sostiene nello sfogo, non l’ha realmente liberato. Sollecito afferma infatti di dover quotidianamente dimostrare la sua innocenza. «Il marchio che mi porto addosso non è una colpa, è uno stigma e quello non te lo toglie nessuna sentenza» afferma, sottolineando che «una sentenza di assoluzione non ti libera, ma ti porta in una nuova prigione».