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Verso le amministrative: nel centrodestra tutti pazzi per “Italia”. A Taranto è nel nome di 4 liste. Ritiro M5s a Bitonto

Chi cercherà il simbolo della Lega sulla scheda elettorale lo troverà solo se risiede in alcuni comuni. A Barletta, ad esempio, ma non a Taranto. Il partito ha deciso di presentarsi con un nuovo simbolo e la scritta “Prima l’Italia” in diverse città. Uno slogan quest’ultimo su cui ha puntato molto Matteo Salvini nella sua comunicazione e che è diventato una associazione, con tanto di presentazione ufficiale con i vertici del partito lo scorso fine settimane.

Quella del 12 giugno sarà la prima volta che, in tutto il Sud, prenderà il posto del logo storico del carroccio. Nel centrodestra sembra esserci una corsa a sfruttare al massimo elettoralmente il brend “Italia”.
A Taranto e non solo, ad esempio, sono ben quattro le liste che vi fanno riferimento nel nome: Fratelli d’Italia, Forza Italia, Noi con l’Italia e, appunto, Prima l’Italia. A metà tra lo strizzare l’occhio al civismo e lo smarcarsi dai simboli storici, meno trainanti nelle amministrative, non è solo la Lega a muoversi ai confini dell’arco parlamentare. Lo stesso Pd, da tempo diviso al proprio interno su come approcciarsi al civismo, non presenta il proprio simbolo ovunque e accetta in coalizione la “convivenza” con una pluralità di liste non riconducibili ai partiti.
Non è un caso, d’altronde, che su questi aspetti si siano arenati i tentativi di celebrare il congresso regionale, prima di Marco Lacarra e poi del primo commissario Riccardo Tramontana.
Italia Viva non c’è. Anzi sì
Emblematico è il caso di Italia Viva, il partito fondato da Matteo Renzi. A Taranto scende in campo a sostegno di Rinaldo Melucci. I tarantini, però, non troveranno né il nome né il logo del partito ma quello di “Taranto Mediterranea”. È la stessa Italia Viva, attraverso i suoi canali social, ad ufficializzare l’adesione al progetto, motivandola così: “Oggi la libertà e la speranza per un futuro di pace hanno il volto dell’Unione europea, del Mezzogiorno, del Mediterraneo. Ora siamo al passaggio cruciale. Si tratta di ricostruire il senso di una strategia condivisa e di convivenze equilibrate e stabili. La nuova strategia deve essere impostata sul multipolarismo competitivo. Un passaggio qualitatitivo e importante che va compreso a fondo per uscire da una strettoia nella quale rischiamo di soffocare”.
Il caso del M5s di Bitonto
Chi non è riuscito a passare da una strettoia, quella della presentazione della lista, è il Movimento cinque stelle di Bitonto, in provincia di Bari. «Chiedo a tutti di rispettare la mia scelta, senza alimentare illazioni né dietrologie», ha affermato la candidata in pectore alla carica di sindaco Maria Bufano, annunciando il passo indietro sabato scorso «per motivi personali». Sulla vicenda è calato il silenzio. C’è chi sostiene, in realtà, che alla base della mancata presentazione del simbolo ci sia il fatto che non si sia riusciti a trovare il numero minimo di candidati, rispettando l’equilibrio uomo-donna. La legge, infatti, impone un rapporto, nei comuni con più di cinque mila abitanti, di almeno una donna ogni tre. Nel caso di Bitonto, significava sei su sedici (numero minimo per chiudere la lista).

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