Dopo quella col neosindaco di Taranto Piero Bitetti, il ministro delle imprese Adolfo Urso ha tenuto una videoconferenza col governatore Michele Emiliano. «Un lungo, cordiale e proficuo incontro», così ha definito il ministro lo scambio di pareri alla presenza dei tecnici delle rispettive amministrazioni per approfondire tutti gli aspetti della bozza di accordo di programma interistituzionale per il polo siderurgico dell’ex Ilva.
In una nota, il ministero annuncia che il confronto nel merito proseguirà nelle prossime ore anche con gli altri soggetti istituzionali a vario titolo coinvolti, con l’obiettivo di arrivare a un incontro con tutti gli attori interessati per la giornata di mercoledì 25 giugno. L’accordo presentato agli enti locali non ha convinto il sindaco di Taranto Bitetti, Bitetti, il quale pur aprendo al confronto, ha espresso perplessità su un testo «privo di solide garanzie economiche e ambientali e di qualsiasi riferimento all’utilizzo di fonti rinnovabili».
Il piano
Il documento individua quattro scenari tra il 2026 e il 2039, un lento cammino verso la transizione dell’impianto ma con una produzione stabile di 6 milioni di tonnellate di acciaio l’anno e un graduale passaggio dagli altiforni a carbone ai forni elettrici alimentati da preridotto di ferro, affiancati da sistemi per la cattura e lo stoccaggio della CO2. È sparito, tuttavia, dai piani del governo, l’idrogeno green, da sostituire col gas per cui sarà necessario ormeggiare in porto una nave rigassificatrice con una capacità annua di un miliardo di metri cubi di metano, un gasdotto di nove chilometri che collegherà il terminal agli impianti e un impianto galleggiante di desalinizzazione in grado di produrre 110mila metri cubi d’acqua al giorno, necessario in caso di siccità o crisi idriche.
L’urgenza
Urso e il governo hanno fatto trasparire tutta la preoccupazione per le imminenti decisioni del tribunale di Milano che, in assenza di un’autorizzazione vigente (l’Aia, autorizzazione integrata ambientale per l’ex Ilva è scaduta e vige in deroga) potrebbe inibire la produzione al gigante siderurgico mettendo fine a ogni tentativo di tenerlo in vita. Urso spera ancora di chiudere la cessione degli impianti con gli azeri di Baku Steel, in pole position, o con gli indiani di Jindal o gli americani di Bedrock, ma senza Aia non si possono trasferire asset, alcuni dei quali ancora sotto sequestro giudiziario.
Il ministero ieri ha chiarito che l’accordo interistituzionale proposto agli enti locali e previsto dal testo unico per l’Ambiente serve proprio a favorire il rilascio della nuova Aia prima che intervengano i giudici milanesi.