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Taranto, tornano i panettoni solidali prodotti in carcere: il ricavato per progetti di inclusione nei penitenziari

Punta a raggiungere quota 10mila panettoni prodotti la campagna natalizia del Fieri Potest Pastry Lab, il laboratorio di pasticceria gestito dalla cooperativa Noi&Voi all’interno del carcere di Taranto.

L’iniziativa non solo si espande in termini di volumi, ma allarga anche la sua rete di solidarietà: per ogni panettone venduto, un euro sarà devoluto a un fondo dedicato a finanziare nuovi interventi di inclusione in altri istituti penitenziari italiani.

Le novità della campagna sono state presentate a Casa Viola. Il bilancio del progetto mostra un incremento significativo: la cooperativa Noi&Voi ha raddoppiato il proprio personale, passando da tre a sei unità. Parallelamente, si è ampliata la rete di collaborazioni a livello regionale, coinvolgendo realtà sociali nelle province di Bari e Brindisi per il confezionamento e la distribuzione dei prodotti.

La portata dell’iniziativa ha superato i confini pugliesi: quest’anno, i panettoni artigianali tarantini saranno esposti anche a Milano, nelle vetrine di Corso dei Mille.

I gusti proposti per le festività spaziano dal classico alle varianti più particolari: mandarino e caramello salato, arancia e cioccolato fondente, e cioccolato fondente.

Durante la presentazione, il sindaco di Taranto, Piero Bitetti, ha sottolineato l’alto valore sociale dell’iniziativa. Don Francesco Mitidieri, cappellano del carcere di Taranto e presidente dell’associazione di volontariato penitenziario Noi&Voi, ha evidenziato che «questi panettoni non sono solo lievitati perché c’è il lievito dentro, ma è il lievito che, come dice il Vangelo, fa fermentare la massa e diventa veramente un bene che si moltiplica sempre di più e parla delle persone che lo producono e della realtà del carcere». Anche il direttore del carcere di Taranto, Luciano Mellone, ha evidenziato la funzionalità del progetto al percorso rieducativo: «Il carcere può servire davvero al reinserimento, insegnando un mestiere e accompagnando i detenuti anche dopo la scarcerazione, seppur con numeri ancora limitati rispetto alle necessità».

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