Dopo Confindustria, anche l’associazione Confapi chiede al governo di partecipare al tavolo di venerdì sul destino dell’ex Ilva. «Le imprese locali stanno vivendo quotidianamente le conseguenze di questa forte instabilità che rischia di compromettere la tenuta del sistema produttivo», sottolinea la confederazione italiana della piccola e media industria privata di Taranto. La crisi del siderurgico si ripercuote su indotto e più in generale sull’economia cittadina. Il presidente dell’associazione, Fabio Greco, ora spera di poter partecipare all’incontro col ministro delle Imprese Adolfo Urso ed i sindacati metalmeccanici.
La richiesta nasce da due esigenze fondamentali: ottenere risposte concrete sulle prospettive industriali e occupazionali, indispensabili per programmare il futuro delle imprese e salvaguardare i posti di lavoro e poi offrire un contributo costruttivo alla soluzione della vertenza mettendo a disposizione l’esperienza e la voce delle piccole e medie imprese che rappresentano una parte vitale dell’economia tarantina.
Il futuro della fabbrica
Oggi e domani saranno in visita all’ex Ilva i tecnici di Flacks Group, uno dei due fondi americani che ha manifestato interesse ad acquisire l’intero gruppo siderurgico. Dall’altro fondo americano, Bedrock, sarebbe arrivata un’offerta simbolica con un piano da settemila esuberi, poi sceso a 5mila. Sullo stato degli impianti, il ministro spara a zero sui precedenti gestori. «è chiaro che l’eredità di tutto il decennio precedente sia grave, pesante. Quando prendemmo in mano l’azienda aveva appena un’autonomia di quattro giorni. La soluzione è difficile, ma siamo impegnati in maniera continuativa a trovarla».
Contro il ministro, invece, se la prende il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri, a Bari per il consiglio della Uil Puglia. «Bisogna avere il coraggio di dire che le azioni del ministro stanno portando l’Ilva alla chiusura. Quindi o il governo e il ministro decidono di intervenire oppure bisogna avere il coraggio di dire che l’Ilva chiude e bisogna pensare a dare risposte sul futuro di 10mila lavoratori».









