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Taranto, senti Insanguine: «Questa proprietà non sbaglia. La risalita è solo questione di tempo» – L’INTERVISTA

Si scrive bomber, si legge Vittorio Insanguine. Fu lui il centravanti del Taranto dal 1989 al 1991, con 17 reti in 75 partite. Due terzi, 12, nella serie C 1989/90. Sotto porta un cliente difficile per i difensori, mentre lontano dal campi di gioco vanta simpatia da vendere. Tempi belli e andati, con l’augurio di riviverli quanto prima.

Insanguine, da poche settimane il Taranto è stato salvato dai fratelli Ladisa, che lei conosce bene…

«Assolutamente sì, perché nel 2005 giocavo a Monopoli in Eccellenza e la presidenza era targata Ladisa. Sanno ciò che vogliono e lavorano per ottenere il massimo. Difficilmente sbagliano: fanno davvero le cose per bene. Sono dei professionisti nel vero senso della parola. Hanno una grande esperienza e chi dovesse pensare il contrario si sbaglierebbe di grosso».

Lei che ha conosciuto soprattutto i campi della C e della B, ci racconterebbe le difficoltà dell’Eccellenza?

«Ogni campionato ha le sue difficoltà. Tuttavia se penso alla passeggiata del Barletta dello scorso anno potrebbe non essere così ostico. Quest’anno attenzione al Brindisi che ha costruito una squadra importante e anche al Bisceglie. Il Taranto resta sempre il Taranto».

Taranto che però non potrà giocherà allo “Iacovone”: potrebbe essere uno svantaggio?

«Apparentemente. In realtà direi che giocare a Massafra possa trasformarsi in un’arma a favore. E sa perché? Allo “Iacovone” le squadre avversarie si gasano e fanno la partita della vita. A Massafra, un bel campo per la categoria, potrebbe essere diverso. Naturalmente molto dipenderà dal gruppo che si formerà. Ho la massima fiducia, ribadisco, nella famiglia Ladisa a cui non sfugge nulla. Con loro a capo il Taranto farà strada».

Ha nostalgia dei suoi anni tarantini?

«Sono stati bellissimi, ma il calcio di allora è diverso da quello di oggi. Nel senso che c’erano giocatori veri: oggi vedo solo tatuaggi e muscoli. Allora c’erano giocatori con il senso spiccato dell’appartenenza e della maglia. Non che oggi queste qualità non esistano, ma credo in misura minore. Quando noi pareggiavamo o perdevamo una partita, dalla domenica al martedì, prima di riprendere gli allenamenti, eravamo molto giù. Non vedevamo l’ora che arrivasse il martedì per tornare ad allenarci. Oggi quando si perde una partita, tutto scivola via dopo due ore. Sono tempi diversi e bisogna adeguarsi. Ecco perché il lato professionale è importantissimo e su questo fronte la dirigenza non sbaglierà».

Durante la sua militanza rossoblù i suoi allenatori sono stati Clagluna e Nicoletti: che persone erano?

«Clagluna è stato un vero signore, quasi un padre oltre a essere un tecnico molto competente. Con Nicoletti non ho avuto un grande rapporto».

E del presidente Donato Carelli cosa racconterebbe?

«Carelli, come Clagluna, ti dava il cuore. Avere presidenti del genere è una fortuna».

Ai tifosi rossoblù cosa vorrebbe dire?

«Sono convinto che vivranno l’esperienza in Eccellenza in tranquillità, perché sanno che il progetto è serio e che la risalita sarà solo una questione di tempo».

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