È scontro sulle nuove autorizzazioni rilasciate dalla Provincia di Taranto. In una nota congiunta, associazioni di categoria e sindacati del settore pesca affermano che, a loro dire, mettono ulteriormente a rischio l’ambiente marino e la sopravvivenza della mitilicoltura. Al centro delle critiche «la Determina provinciale n. 731 del 6 giugno scorso, che autorizza la Marina Militare a scaricare reflui nel Mar Grande, e il Paur 2025 per la realizzazione di un impianto di trattamento di 260mila tonnellate l’anno di rifiuti inerti a ridosso del Mar Piccolo e del quartiere Paolo VI».
Nonostante «un episodio documentato di sforamento nei livelli di Escherichia coli e azoto ammoniacale, l’autorizzazione all’impianto – affermano le associazioni – è stata rinnovata per altri quattro anni. Le emissioni previste di polveri sottili (PM10) saranno “entro i limiti” ma potranno arrivare a 780 grammi all’ora, con oltre 18.700 camion in transito ogni anno».
I controlli, denunciano i firmatari, si basano in gran parte su autocertificazioni mensili e verifiche semestrali. Mentre «parlare della cozza tarantina come eccellenza gastronomica – attaccano – va di moda, tanto che Slow Food ha addirittura istituito un Presidio per la cozza nera di Taranto, la realtà dei mitilicoltori racconta tutt’altra storia, perdite milionarie e famiglie sull’orlo del tracollo».
A sottoscrivere l’appello Cooperativa Nuova Mar Ionio, Unci Agroalimentare, Confcooperative/Federcoopesca, Legacoop Agroalimentare, Confesercenti Casaimpresa, Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Pesca.