Ospite del TedXVerona Countdown come speaker, il procuratore della Repubblica di Trani Renato Nitti, impegnato nella lotta ai crimini ambientali, alla mafia e ai reati societari, ha messo al centro del suo intervento la questione di Taranto, città inclusa dalle Nazioni unite (Onu) tra le “zone di sacrificio dei diritti umani” a causa della devastazione ambientale.
Nitti sottolinea come la città pugliese sia diventata il simbolo globale di un modello di sviluppo in cui la salute e la vita stessa vengono sacrificate al profitto. L’Italia è stata ripetutamente condannata sia dalla Corte europea dei diritti dell’Uomo sia dalla Corte di Giustizia Ue per non aver protetto i cittadini e i lavoratori del polo siderurgico.
Taranto come simbolo di «sacrificio»
In un’intervista, il procuratore Renato Nitti ha spiegato il significato profondo della definizione data dall’Onu nel 2022. Originariamente utilizzata per le aree rese inabitabili dai test nucleari, la categoria di “zona di sacrificio” oggi comprende Taranto a causa della contaminazione sistemica che calpesta i diritti fondamentali.
«Se sacrifichiamo le persone in nome della “strategia industriale nazionale”, stiamo perdendo di vista l’essenza stessa della giustizia sociale e del benessere collettivo, calpestiamo la nostra Costituzione».
Il magistrato evidenzia una ferita aperta: da un lato 11mila posti di lavoro, dall’altro tassi drammatici di tumori infantili e malattie polmonari. Secondo Renato Nitti, questa situazione rappresenta una «macchia sulla coscienza collettiva dell’umanità», un monito sulla necessità di cambiare rotta immediatamente.
La crisi climatica e l’inganno dei rifiuti
Allargando il focus alla gestione dei rifiuti, il procuratore ha evidenziato quello che definisce «l’inganno del riciclo»: per anni l’Occidente ha esportato plastica in Cina senza reali controlli. Quando nel 2018 Pechino ha bloccato le importazioni, i traffici illeciti di rifiuti si sono diretti verso Paesi privi di infrastrutture (come Tunisia e Malesia) ed è esploso il fenomeno dei roghi tossici nei capannoni di stoccaggio clandestino.
Giustizia intergenerazionale e il ruolo della Magistratura
Il procuratore ha richiamato l’insegnamento di papa Francesco nell’enciclica “Laudato si’“, definendo il cambiamento climatico un conflitto tra generazioni. I Paesi industrializzati, Italia inclusa, stanno scaricando il peso delle emissioni sui giovani e sulle nazioni più povere.
Di fronte all’inerzia della politica, Renato Nitti indica la strada dei tribunali: come accaduto per le donne svizzere della Klimaseniorinnen o per i cittadini tarantini, la Magistratura indipendente resta l’ultimo baluardo per ottenere la condanna degli Stati inadempienti. Il magistrato conclude ricordando il monito del Pontefice nella “Laudate Deum”: i governanti rischiano di essere ricordati solo per la loro incapacità di agire quando era ancora possibile.









