Nei giorni scorsi era stato con il suo team in Puglia «per rafforzare la nostra capacità di lavorare in gruppo e lo spirito di squadra», ora il vice presidente della Commissione europea, Raffaele Fitto, ha firmato la revisione dei fondi europei per la politica di coesione 2021-2027, che apre un nuovo capitolo anche per Taranto. La città dei due mari rientra infatti tra le aree che potranno beneficiare della rimodulazione del «Just Transition Fund» (Jtf), lo strumento europeo destinato a sostenere i territori più colpiti dalla transizione climatica e industriale.
Accanto alla Sardegna per il Sulcis, la Puglia viene indicata come beneficiaria potenziale di nuove risorse proprio per l’area tarantina, dove la riconversione economica e ambientale resta una delle sfide più complesse del Mezzogiorno.
Gli indirizzi di sviluppo
La revisione dei fondi Ue consente agli Stati membri di riprogrammare su base volontaria parte delle risorse già assegnate, indirizzandole verso cinque nuove priorità strategiche: difesa, resilienza idrica, edilizia, competitività e transizione verde. Sicilia e Campania hanno già espresso l’intenzione di dirottare parte dei finanziamenti su infrastrutture e progetti legati alla sicurezza, mentre la Puglia – secondo quanto trapela da fonti regionali – sta preparando una proposta centrata su decarbonizzazione, bonifiche e innovazione industriale a Taranto, in linea con le finalità originarie del Jtf che prevedono una disponibilità finanziaria di circa 800 milioni di euro per l’Italia, di cui una quota significativa destinata proprio a Taranto. Tuttavia, la lentezza nell’attuazione dei progetti e le difficoltà di coordinamento tra Stato, Regione e Comune avevano finora rallentato la spesa, facendo temere la perdita di parte delle risorse. La revisione voluta da Bruxelles offre dunque una seconda finestra: entro la fine del 2025, la Regione Puglia potrà presentare nuovi progetti o aggiornamenti di quelli esistenti, purché cantierabili e coerenti con gli obiettivi ambientali europei.
Gli obiettivi
Tra gli interventi che potrebbero rientrare nella rimodulazione figurano i programmi di riconversione dell’area ex Ilva, la creazione di poli di ricerca sull’idrogeno verde, il rilancio del porto come hub energetico e logistico, e la prosecuzione delle bonifiche dei suoli e delle aree industriali dismesse, ma anche alla ricollocazione occupazionale.
Intanto, in vista dello sciopero nazionale di domani, Loris Scarpa della Fiom Cgil, intervenendo all’assemblea dei lavoratori ex Ilva ha sottolineato come «La lotta per una trattativa sulla continuità industriale dello stabilimento perché sia garantita la decarbonizzazione, è la lotta non solo dei lavoratori ma dovrà diventare anche dei cittadini di Taranto». e alla luce dei risultati deludenti della gara di acquisto «È arrivato il momento che il Governo assuma una exit strategy in vista della gestione della transizione alla decarbonizzazione con l’ingresso di capitale pubblico» sostiene ancora Scarpa.