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Taranto, caos nell’ex Ilva. I sindacati: «Con la cigs reparti svuotati». Baku dimezza l’offerta

Sale la tensione nell'ex Ilva. In alcuni reparti il 70 per cento finisce in cassa integrazione e così, secondo i sindacati, è a rischio al tenuta degli impianti. Con un altoforno sequestrato senza facoltà d’uso e quindi la produzione dimezzata, si dimezza anche l’offerta degli azeri di Baky Steel company. Il governo, secondo fonti vicine…
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Sale la tensione nell’ex Ilva. In alcuni reparti il 70 per cento finisce in cassa integrazione e così, secondo i sindacati, è a rischio al tenuta degli impianti. Con un altoforno sequestrato senza facoltà d’uso e quindi la produzione dimezzata, si dimezza anche l’offerta degli azeri di Baky Steel company. Il governo, secondo fonti vicine al dossier, non avrebbe risposto e starebbe ragionando su ipotesi diverse, compresa la nazionalizzazione.

Soluzione indicata ieri anche da l’ex segretario della Fiom Maurizio Landini, ora leader della Cgil per chiudere una vertenza aperta dal 2012. «Per salvaguardare una produzione strategica per il nostro Paese – dice – c’è bisogno di un intervento diretto dello Stato nella gestione di quell’impresa per garantire gli investimenti sulla salute, sulla sicurezza e sulla qualità del lavoro».

Il braccio di ferro

Fim, Fiom e Uilm accusano l’azienda di violare gli accordi e mettere a rischio gli impianti. I sindacati metalmeccanici evidenziano una «violazione delle disposizioni previste dal decreto ministeriale in materia e dell’accordo di cassa integrazione straordinaria, che escludono espressamente dalla sospensione i lavoratori addetti alle attività di manutenzione e sorveglianza, nonché quelli impegnati nelle attività strettamente connesse alla sicurezza e alla tutela ambientale». Secondo le sigle, il piano deciso arbitrariamente e unilateralmente dall’azienda «rischia seriamente di compromettere la manutenzione e di conseguenza, funzionalità e sicurezza degli impianti». L’azienda risponde negando violazioni dell’accordo sulla cassa e spiegando che «non sono coinvolti i lavoratori delle manutenzioni».

Il confronto

La prossima settimana sono già a calendario due confronti sul dossier del siderurgico. Lunedì ci sarà il “tavolo Taranto” al ministero delle Imprese per discutere con Regione e aziende dei progetti che possono nascere nel polo ionico grazie alla ripresa siderurgica. Per il ministro Adolfo Urso ci sono progetti per 7mila posti di lavoro. Mercoledì mattina il governo ha convocato a Palazzo Chigi i sindacati metalmeccanici.

I timori per l’indotto

Per Urso «è chiaro che essendosi fermato un altoforno la produzione è dimezzata rispetto a quanto era stata pianificata e concordata anche con i sindacati, con l’accordo raggiunto su gestione e cassa integrazione. E metà produzione, significa metà occupati rispetto a quanto programmato. Quello che più mi preoccupa – ha detto ieri il ministro – sono le ricadute sulla filiera, che non potrà avere i prodotti che aveva commissionato e sull’indotto, che forse sono ancora più rilevanti. Per questo ho invitato tutte le istituzioni ad un lavoro di squadra, perché non ci può essere chi costruisce e chi ostruisce».

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