Luigi Panarelli torna a sedersi sulla panchina del Taranto, la squadra con cui ha attraversato tre vite diverse: prima nel settore giovanile, poi da giocatore e infine da allenatore. Un percorso lungo, intenso, che rende questo ritorno qualcosa di più di un semplice incarico professionale. È un legame che si rinnova, una storia che continua. «Taranto è Taranto, non puoi paragonarla a nessun’altra piazza – racconta Panarelli – qui ho vissuto praticamente tutta la mia vita calcistica. Non c’è categoria che tenga: Taranto resta unica. Tornare significa risentire quella vibrazione che solo questa città sa trasmettere».
Il tecnico esprime gratitudine verso la società: «Devo un grande grazie alla famiglia Ladisa e al direttore sportivo Pagni. Desidero ringraziare anche il direttore generale Camicia e il direttore dell’area tecnica per l’accoglienza manifestata nei miei confronti. È una responsabilità importante e farò di tutto per ripagare la loro fiducia. Il nostro lavoro dovrà essere collettivo: qui non deve vincere solo una squadra, ma un’intera città che merita di essere rappresentata con orgoglio».
Non poteva mancare un pensiero alla tifoseria, cuore pulsante del mondo rossoblù: «Taranto ha un pubblico che non ha eguali. Ognuno può dare il proprio contributo. Noi cercheremo di portare in campo valori, identità e appartenenza, perché vogliamo che ogni tifoso si riconosca nel nostro modo di giocare».
Il nuovo allenatore del Taranto traccia anche l’identikit della squadra che immagina: «Tre parole per descrivere ciò che voglio: lavoro, sacrificio, perseveranza. A queste aggiungo coraggio e identità. Voglio una squadra che non tema nulla, che mantenga un atteggiamento sempre positivo, che lotti su ogni pallone fino all’ultimo secondo. Si può sbagliare un passaggio o un rigore, ma l’atteggiamento non deve mancare mai».
Infine, uno sguardo al futuro: «Daremo tutto per rappresentare al meglio questa città. È un orgoglio e un dovere. E sono certo che, insieme, potremo toglierci grandi soddisfazioni». Per Panarelli, ancora una volta, la storia riparte da Taranto. Da casa.










