Nicola Loiodice nasce a Bari il 16 agosto di 33 anni fa. Piena estate e da allora porta il sole in tasca in giro per i campi di Puglia. Tanta serie D con annessa collezione di promozioni in C, tre, quasi fossero monete o francobolli conservati in un album da mostrare con orgoglio. In pochi come lui, ora è chiamato a fare lo stesso ma in Eccellenza, in una piazza che eccelle e ribolle di passione verso il cuoio. A questo punto l’unione di Taranto con il suo nuovo idolo può essere completa. Fusione d’amore per il pallone e i colori rossoblù.
Il calcio «ragione di vita»
Loiodice è un uomo tutto d’un pezzo, che da sempre tra due fette di pane mette il calcio «unica ragione di vita» come racconta. Ha pochi anni quando prende un pallone e comincia a calciarlo con forza lungo le vie del quartiere San Paolo di Bari. In quella sfera sembra leggere il suo futuro e ne è consapevole pur avendo festeggiato solo una manciata di anni. Lo sente, lo percepisce. La mattina tra i banchi di scuola, un rapido pranzo, il resto della giornata a inseguire il sogno di potere un giorno esordire in serie A. Il rientro a casa alle 21 con le ginocchia sbucciate vissute come una soddisfazione. Giocare era la sola cosa che gli piacesse fare: «nella vita lo lasciato tante cose, ma non il calcio». Tutto a chilometro zero e pur con un carattere non facile ama la sua città e la gente del quartiere a tal punto da non volersene allontanare per stare con gli amici e la sua prima fidanzata.
L’ambizione e la fame
La voglia di sfondare c’è e lo capiscono subito in una scuola calcio del suo quartiere, alla cui porta bussa successivamente l’Aurora calcio. Il trampolino di lancio è lì, a portata di ambizione e l’adolescente Loiodice vi sale con tutti e due i piedi. La Fidelis Andria lo nota e lo porta nella Berretti. Un anno e poi, appena maggiorenne, la prima esperienza in Eccellenza quindi il rientro ad Andria in C. A questo punto è pronto a spiccare il volo sui campi della regione per portare in dono gioia ed esultanze, come un Babbo Natale in versione sportiva. Regali elargiti con frequenza, compito che gli piace, perché il calcio è un «divertimento». Se deve fare un tunnel o una rabona nessun problema, fa parte del pacchetto. Sì, vero, il calcio è anche il suo lavoro, ma pur essendo «più bello del mondo» va fatto con il sorriso e la spensieratezza. L’obiettivo è regalare emozioni alla gente e ai bambini in particolare: «quando mi chiedono di fare una foto sono felicissimo». Solo così si possono ottenere i migliori risultati in una terra, la Puglia, che per lui non è bellissima, bensì «spettacolare».