Fabio Delvino, ex giocatore di Virtus Francavilla e Nardò, è stato uno dei primi acquisti del Taranto targato Ladisa. Uomo spogliatoio e capitano dei rossoblù, il difensore si racconta in un’intervista esclusiva a L’Edicola, parlando del suo rapporto con il calcio, del legame con la piazza ionica e dei prossimi impegni di campionato.
Delvino, cos’è per lei il calcio?
«Bella domanda, mi ha spiazzato! Sicuramente il calcio per me è un valore. È qualcosa che mi è stato trasmesso da mio padre sin da quando ero bambino. Ho iniziato a giocare a sette anni: all’inizio era solo un modo per muovermi e divertirmi, poi è diventato una passione e infine un lavoro. Molti pensano che il calcio sia soltanto uno sport, ventidue persone che corrono dietro a un pallone, ma per me è molto di più: trasmette emozioni, sensazioni, valori. È un linguaggio attraverso cui riesco a esprimermi e a sentirmi vivo».
Ha affrontato il Taranto diverse volte da avversario, ora ne ricopre il ruolo di capitano: che idea aveva della piazza e qual è, adesso, il suo pensiero?
«L’idea è sempre stata molto positiva. Quando mi è capitato di affrontare il Taranto in carriera, mi ha colpito la passione e la fedeltà dei tifosi. Si percepiva chiaramente la “tarantinità”. Ora che vivo questa piazza da protagonista e da capitano, capisco quanto quella passione sia ancora più forte. Lo stiamo vedendo in queste prime partite: il calore che ci trasmette la gente è incredibile, nonostante giochiamo a Massafra. Allo Iacovone, con ancora più pubblico e entusiasmo, sarebbe qualcosa di straordinario».
I tifosi si aspettano tanto dalla squadra: l’aspettativa di cercare la promozione è più un peso o uno stimolo?
«Per me è uno stimolo. Sappiamo di avere un compito non semplice, perché l’attesa è tanta, ma lo è anche l’entusiasmo. Vincere aiuta a vincere: noi ce la metteremo sempre tutta, poi sarà il campo a dare il verdetto finale. Finora abbiamo avuto un grande inizio di stagione, impensabile considerando tutte le difficoltà iniziali. La società è nata tardi rispetto alle altre e siamo partiti in ritardo, quindi partire così forte non era scontato. Ora ci godiamo il momento, ma con i piedi per terra, perché il campionato è lungo e pieno di insidie».
Come si crea, secondo lei, un’intesa sul campo con i compagni? È necessario frequentarsi anche fuori dal campo?
«Credo che il campo non basti da solo. Una squadra è forte se è forte anche fuori. Noi abbiamo un bel gruppo, ci troviamo bene e questo fa la differenza. Quando si creano legami sinceri anche fuori dal rettangolo di gioco, inevitabilmente li porti dentro. Conoscersi, fidarsi e rispettarsi è fondamentale per costruire una squadra compatta, e noi sotto questo aspetto siamo davvero uniti».
Un nuovo tour de force è alle porte: come ci si prepara a questa serie di partite consecutive?
«Con concentrazione e spirito di sacrificio. In questo primo periodo abbiamo già affrontato un calendario impegnativo, ma lo spirito è quello giusto. Sappiamo che dobbiamo restare attenti e imparare dagli errori commessi, trasformandoli in motivazioni per ripartire ancora più forti. La continuità sarà la chiave per restare in alto».
Dopo il pareggio col Brilla Campi, cosa bisognerà fare di diverso contro l’Ugento per portare a casa i tre punti?
«Contro il Brilla Campi abbiamo giocato una grande partita, ci sono mancati solo i gol. Abbiamo provato in tutti i modi, ma a volte anche gli avversari sanno difendersi bene. Non possiamo rimproverarci nulla, ma dobbiamo continuare a migliorarci. Ogni partita deve servirci per crescere. Domenica ci aspetta un’altra sfida complicata: speriamo di portare a casa i tre punti e confermare il nostro momento. Essere in cima alla classifica è bello, ma restarci fino alla fine lo è ancora di più».