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Taranto, Battafarano: «Giusto ripartire da Melucci»

Il fantasma dell’ex Ilva, la speranza del porto, una economia stagnante ma che guarda al turismo per rilanciarsi. A Taranto si gioca la più importante partita sulla transizione ecologica. Lo sa il Governo, il Parlamento e l’Europa. Sullo sfondo c’è una politica industriale da ricostruire e la salute dei cittadini da tutelare per non commettere…
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Il fantasma dell’ex Ilva, la speranza del porto, una economia stagnante ma che guarda al turismo per rilanciarsi. A Taranto si gioca la più importante partita sulla transizione ecologica. Lo sa il Governo, il Parlamento e l’Europa. Sullo sfondo c’è una politica industriale da ricostruire e la salute dei cittadini da tutelare per non commettere gli stessi errori del passato. Per Giovanni Battafarano, ex senatore e sottosegretario di Stato al lavoro, negli ultimi anni la città ha intrapreso la strada giusta.

Senatore, Taranto ha provato negli ultimi anni di affrancarsi dall’immagine di città inquinata e succube dell’ex Ilva. Ci è riuscita?
«L’immagine dell’inquinamento a Taranto rimane , ma Taranto non appare più subalterna all’ex Ilva. A partire dall’ultimo congresso del PD a Taranto abbiamo contribuito fortemente al cambio di posizione della Direzione nazionale su questo tema. Oggi una larga maggioranza di tarantini si batte per la decarbonizzazione, i forni elettrici, la revisione dell’AIA, in prospettiva dell’uso dell’idrogeno verde. Occorre una città unita per imporre una profonda trasformazione della fabbrica dell’acciaio a Taranto».
A maggio lo Stato, tramite Acciaierie d’Italia, prenderà in mano definitivamente il futuro del siderurgico. Anche su questo la città si divide tra chi fa il tifo per la de carbonizzazione e chi chiede la chiusura degli impianti. Lei come la pensa?
«La chiusura di Bagnoli, molto più piccola di Taranto, ha lasciato una zona inquinata e non bonificata, Più realistica ed efficace mi pare la strada della decarbonizzazione».
Dal 2012, quando la magistratura ha sequestrato gli impianti inquinanti, sono passati quasi dieci anni. Si poteva fare di più in tutto questo tempo?
«Si poteva fare di più e meglio. I vari decreti salva Ilva sono stati una soluzione erronea. La strada che si intraprende oggi, occorreva avviarla sin da allora».
Come giudica la vicenda dei fondi per le bonifiche, spostati con il milleproroghe agli investimenti sugli impianti, che tanto ha fatto arrabbiare il mondo politico, associativo ed economico della città?
«Una scelta grave e inopportuna, che va immediatamente modificata. Piuttosto che accusarsi reciprocamente, le forze politiche locali si battano insieme per restituire quelle risorse alle bonifiche».
Taranto si appresta a vivere un periodo cruciale per le vicende dell’ex Ilva ma anche per la programmazione economica del Pnrr. Lo farà fino alla primavera senza una amministrazione comunale. Cosa sta succedendo al centrosinistra ionico?
«Aver fatto cadere l”Amministrazione comunale in questo momento è stata una scelta grave e dannosa per la città. Confido che il Commissario straordinario e i suoi collaboratori faranno tutto il possibile per predisporre programmi e progetti per l’attuazione del Pnrr».
Come giudica il lavoro del sindaco uscente Rinaldo Melucci?
«Positivamente sia per il posizionamento sulla vicenda ex Ilva sia per la gran mole di progetti realizzati, avviati o programmati».
È giusto ripartire da lui?
Sì. lo dicono tanti cittadini di Taranto e l’insieme delle forze di centro sinistra, che unitariamente lo hanno ricandidato».
L’esperienza in Regione, dove Pd e M5S governano insieme, è replicabile anche a Taranto?
«Tramontata l’ipotesi di un sistema tripolare, come nelle democrazie mature, l’alternanza è tra centro sinistra e centro destra. La collocazione del M5S nel centro sinistra ionico appare del tutto naturale».
Ci sono delle similitudini con l’Ulivo oppure no?
«L’Ulivo vedeva forze politiche più strutturate, oggi i partiti sono più deboli. Siamo in una fase di ristrutturazione della politica, per cui la convergenza sui contenuti e sui valori è il primo indispensabile passo».
Nella sua esperienza politica si è occupato molto del lavoro anche in qualità di Sottosegretario di Stato. Oggi sono più i diritti conquistati o quelli persi dai lavoratori?
«Oggi il lavoro è più debole. Più precarietà, più inaccettabili infortuni sul lavoro, più delocalizzazioni, meno giovani occupati. L’attuazione del PNRR offre una occasione da non perdere per rilanciare gli investimenti, creare nuova occupazione, garantire stabilità e sicurezza del lavoro. Specie per noi al Sud».
Se dovesse dare un consiglio al prossimo sindaco di Taranto, quale sarebbe?
«Al prossimo sindaco di Taranto e all’insieme della squadra di governo: lavorare per unire la città, per una nuova identità di Taranto come città di cultura, di ricerca e formazione. di servizi qualificati, di un’industria profondamente trasformata. Una città porta del Mediterraneo, aperta, plurale, città dell’accoglienza, della gentilezza, del sorriso. Che trasmetta all’Italia una immagine di bellezza, di arte, di coesione sociale. Una città della Puglia, dell’Italia, dell’Europa, del mondo».

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