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Stop armi a Israele, petizione di Fiom per la Leonardo

La guerra in Medio Oriente ha strascichi anche nel Tarantino, a Grottaglie, dove la Fiom ha chiesto al gruppo Leonardo di interrompere le forniture belliche a Israele. Una petizione, quella lanciata dai metalmeccanici di Cgil, giudicata importante dal capogruppo Pd Arturo Scotto, intervenuto alla Camera in commissione Lavoro della Camera. «Adesso che si va verso…
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La guerra in Medio Oriente ha strascichi anche nel Tarantino, a Grottaglie, dove la Fiom ha chiesto al gruppo Leonardo di interrompere le forniture belliche a Israele. Una petizione, quella lanciata dai metalmeccanici di Cgil, giudicata importante dal capogruppo Pd Arturo Scotto, intervenuto alla Camera in commissione Lavoro della Camera. «Adesso che si va verso il cessate il fuoco e un percorso duraturo di tregua bisogna interrompere il flusso delle armi», dice il deputato dem.

L’iniziativa si chiama “Non in mio nome, non col mio lavoro”. In queste ore, alcune lavoratrici e lavoratori dello stabilimento del Tarantino hanno lanciato la petizione online sulla piattaforma “change.org” per chiedere lo stop immediato di forniture belliche destinate ad Israele da parte di Leonardo S.p.A. e società controllate, nonché la sospensione di tutti gli accordi commerciali e le relazioni di investimento con istituzioni israeliane, start-up, università ed enti di ricerca direttamente o indirettamente coinvolti nelle operazioni militari israeliane contro la popolazione palestinese.

Il testo

La petizione rilancia con forza quanto sostenuto dalla Fiom in questi mesi sulla necessità da parte di Leonardo di investire sul settore dell’aeronautica civile ed evitare di operare esclusivamente nel settore militare. «In queste settimane abbiamo messo in campo diverse iniziative di mobilitazione e sciopero sul tema della guerra, sostenendo che i primi a pagare il prezzo di un’economia “di guerra” sono le lavoratrici ed i lavoratori a cui aumenta l’inflazione e diminuisce il potere d’acquisto dei propri salari», dice il sindacato. «Riteniamo fondamentale investire e dare prospettive all’asset civile, tutto collocato nel Mezzogiorno del Paese, continuando le collaborazioni avviate con le università, nel campo della “ricerca e sviluppo”, collaborazioni con nuovi progetti e abbandonare un settore poco strategico e con bassi margini di guadagno».

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