Gruppi di culto, chili di marijuana e prostitute per i connazionali. Sono le caratteristiche dell’organizzazione criminale di origine nigeriana smantellata ieri a Taranto dagli agenti della squadra mobile a conclusione delle indagini del pubblico ministero antimafia Stefano Milto De Nozza. Nove in carcere e uno ai domiciliari, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di droga ma tra i reati contestati ci sono anche riciclaggio di denaro, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. In tutto nell’inchiesta sono volti 33 indagati tutti nigeriani. L’indagine ha mosso i primi passi nella primavera del 2019 dopo alcuni banali episodi di cronaca che avevano per protagonisti giovani extracomunitari. Grazie al fondamentale supporto dei servizi di intelligence nazionali (Aisi) e alle intercettazioni, gli investigatori hanno portato alla luce un mondo di illegalità di cui facevano parte membri dei gruppi cultisti nigeriani a matrice religiosa: potenti e violenti clan nati e sviluppatisi nel paese centrafricano che hanno esteso le loro ramificazioni criminali anche nei Paesi di emigrazione. Erano queste “confraternite” con base nei negozi Africa shop, a gestire i traffici illegali e la prostituzione di connazionali. Servizi entrambi dedicati a connazionali, ritenuti più affidabili degli italiani. In alcuni casi le opposte fazioni si sono affrontate in scontri estremamente violenti. Come ad agosto 2020 quando in pieno centro i componenti dei gruppi “Eyie” e “Black Axe” si affrontarono a colpi di mazza da baseball letteralmente devastando una pizzeria. Dalle intercettazioni è emerso che il gruppo aveva una struttura gerarchica semplice ma piuttosto rigida: tre uomini erano al comando e si occupavano degli approvvigionamenti di droga acquistati da connazionali residenti a Bari. Poi c’era una struttura intermedia con corrieri e pusher e infine i venditori al dettaglio. Anche il gruppo nigeriano era capace di rivitalizzarsi anche dopo sequestri e arresti. La confraternita magico-religiosa si autotassava per le spese legali dei componenti e c’era perfino chi si occupava di consegnare la marijuana a casa di chi era ai domiciliari. Il denaro delle attività di spaccio, secondo gli investigatori, finiva poi riciclato con la complicità dei titolari di un altro negozio africano con un sistema di money transfer illecito. E in un appartamento di via Capecelatro si nascondeva l’alcova dove si prostituivano ragazze nigeriane. Nell’appartamento era assicurato un ricambio costante di donne costrette a cedere piccole somme di 5-10 euro per ogni prestazione.
Sette magico-religiose droga e prostituzione. Smantellata un’organizzazione nigeriana: 9 in carcere
di Vittorio Ricapito