Periodicamente ormai, podcast, trasmissioni tv e inchieste giornalistiche tornano a parlare dell’omicidio di Sarah Scazzi, la studentessa 15enne di Avetrana (Ta) strangolata dalla cugina Sabrina Misseri e dalla zia Cosima Serrano che hanno poi occultato il cadavere assieme al padre Michele Misseri, simulando un allontanamento volontario nell’agosto del 2010. Si cercano nuove dichiarazioni di Misseri (il contadino nel frattempo ha scontato le sue condanne ed è tornato libero), si mettono in evidenza presunte discrepanze negli atti del processo, che si è concluso con la condanna definitiva all’ergastolo per Sabrina e sua mamma Cosima, mentre il padre Michele è stato condannato a otto anni. Nel 2024 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha dichiarato inammissibile il ricorso dei legali delle due donne. La criminologa Roberta Bruzzone è stata coinvolta in prima persona nel caso e ha anche scritto un libro sul delitto di Avetrana.
Bruzzone, nei giorni scorsi la stampa è tornata ad occuparsi del caso. I legali di Cosima Serrano hanno dichiarato a un quotidiano di stare lavorando alla riapertura del caso. In una nota trasmissione tv, la genetista Teresa Accetta ha sostenuto che l’autopsia del dottor Luigi Strada sul corpo di Sarah è stata superficiale, che non sono state analizzate le unghie, che potrebbero conservare tracce biologiche dell’aggressore. Secondo lei è possibile che quel corpo “parli” a distanza di così tanti anni?
«Le condizioni del corpo di Sarah Scazzi erano a dir poco proibitive già all’epoca in cui venne ritrovato, figuriamoci oggi. Ritengo la proposta a dir poco impraticabile ed ingenua, che tradisce scarsa conoscenza delle condizioni in cui si presentava il corpo all’epoca dei fatti. Il professor Strada ha fatto un ottimo lavoro considerando le condizioni della salma della povera Sarah quando è stata recuperata dopo oltre 40 giorni immersa nell’acqua di una cisterna. Che possa parlare oggi mi sembra a dir poco impraticabile, forse definire remota la possibilità è generoso».
Secondo lei è un caso che può essere ancora riaperto o la verità giudiziaria raggiunta rispecchia quella dei fatti?
«Tutto è stato abbondantemente chiarito in maniera insindacabile e oltre ogni ragionevole dubbio in sede giudiziaria. Non ci dimentichiamo che la vicenda è stata affrontata da tre Corti, compresa la cassazione che non ha ravvisato alcuna incongruenza rispetto all’impianto accusatorio. Non c’è nulla da rimettere in discussione e nulla che possa superare gli elementi accusatori che hanno trovato riscontro in sede giudiziaria. Che oggi si possa trovare una lettura alternativa dei fatti è assolutamente discutibile e soprattutto destituita del benché minimo fondamento. Penso che chi ancora oggi si ostina a percorrere questa strada ha letto male le carte. Diversamente non si spiega la voglia di rimettere in discussione quello che è stato consolidato nell’ampissima dialettica dibattimentale. Che ancora ci sia qualcuno che parla di dubbi da risolvere lo trovo esercizio di stile che non ha a che fare con la ricerca della verità».
Lei è stata anche consulente e poi parte offesa dalle calunnie di Michele Misseri, che idea si è fatta sul contadino e sulle tante versioni raccontate in aula e nelle interviste?
«Diventa difficile oggi commentare Misseri. Io sono tra le pochissime persone che ha assoluta certezza che sia un bugiardo quando si attribuisce l’omicidio, perché ero presente quando ci ha raccontato i fatti attribuendo il delitto alla figlia. Poi ha cominciato ad accusare me e l’avvocato Galoppa, suo difensore, di circostanze poco chiare. Le accuse che ci ha lanciato erano senza fondamento. Per diretta esperienza posso dire che Misseri mente quando racconta il delitto ed in maniera grossolana. Non sapeva dare indicazioni sulla modalità e sul movente. Le versioni sul punto non si contano più e questo la dice lunga sulla sua veridicità».
È credibile la versione di Misseri predatore sessuale che si avventa su Sarah e poi la strangola?
«Quanto al movente sessuale Misseri si è sempre ostinatamente rifiutato di riferire questo ambito. Era disposto ad accollarsi l’omicidio ma non il movente sessuale. Più volte l’avvocato Coppi (difensore di Sabrina n.d.r.) in aula a processo gli ha chiesto se vi fosse stato interesse sessuale ed ha sempre risposto di no. Oggi cambia versione un’altra volta. Non sorprende, ma sorprende che qualcuno gli vada ancora dietro».
Come giudica i dubbi sulla sentenza, riguardo a presunte ferite sul corpo di Misseri, che potrebbero essere state provocate da una reazione di Sarah all’aggressione e quelli sull’arma del delitto?
«Parlano gli atti del processo e gli accertamenti che hanno ampiamente dimostrato che il solco sul corpo, per quanto questo fosse in condizioni pessime, era compatibile con una cinta e non con una corda. Sono elementi incontrovertibili. Quelli sono e quelli restano. Credo sia giunta l’ora di mettere un punto a questa storia. Ulteriori speculazioni a 15 anni dall’omicidio rappresentano un livello poco accettabile di rispetto per la famiglia della vittima».
Crede che Michele Misseri possa un giorno dire la verità?
«Credo che Misseri sia stato sincero solo durante l’incidente probatorio col giudice Martino Rosati, in cui disse chiaramente che era stata la figlia Sabrina a strangolare Sarah Scazzi. Oggi non credo sia più capace di essere sincero».