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Russo (Lum): «La crisi del gas volàno di crescita. L’Ilva aiuterà a produrre energia pulita»

Dalla crisi dell’approvvigionamento di energia, innescata dalla guerra fra Russia e Ucraina, potrebbero arrivare grandi opportunità. Per l’Italia e per la Puglia. Ne è convinto Angeloantonio Russo, prorettore alla Ricerca e alla sostenibilità dell’università Lum Giuseppe Degennaro. La Puglia è già un’eccellenza sul fronte rinnovabili, questa situazione potrebbe rappresentare un volano per la crescita? «L’Italia…
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Dalla crisi dell’approvvigionamento di energia, innescata dalla guerra fra Russia e Ucraina, potrebbero arrivare grandi opportunità. Per l’Italia e per la Puglia. Ne è convinto Angeloantonio Russo, prorettore alla Ricerca e alla sostenibilità dell’università Lum Giuseppe Degennaro.

La Puglia è già un’eccellenza sul fronte rinnovabili, questa situazione potrebbe rappresentare un volano per la crescita?
«L’Italia è cresciuta molto su questo fronte negli ultimi 15 anni. Gli investimenti sono aumentati moltissimo, così oggi siamo in grado di produrre grandi numeri. Il neo è rappresentato dalla nostra incapacità di immettere in rete e di stoccare l’energia pulita che produciamo. Anche perché la distribuzione è ancora dominata dalle fonti fossili».
Questo discorso vale anche per la Puglia?
«Assolutamente sì, gli investimenti sono cresciuti nonostante l’opposizione di alcuni interessi come per esempio quelli degli ambientalisti. Quello che serve adesso è creare un modello integrato che sia in grado di conservare l’energia pulita e di allocarla dove serve. Ovvero dove c’è una concentrazione di imprese energivore».
Anche l’Ilva potrebbe beneficiare di questo momento?
«La sua riconversione sta già attirando l’attenzione di realtà, anche italiane, che vogliono investire nella produzione di acciaio green. Ma non solo».
Quali altre opportunità ci sono?
«Esistono aziende made in Italy che stanno lavorando per utilizzare gli scarti della produzione di acciaio, come calore e gas, per dare vita a energia pulita. E poi ce ne sono altre che stanno mettendo a punto la cosiddetta chimica verde, con l’obiettivo di produrre nuovi materiali in modo sostenibile proprio grazie alla riconversione dell’Ilva».
Quali sono queste realtà?
«Ce ne sono due, italiane, che stanno lavorando proprio sul fronte della chimica verde. La prima è la Maire Technimont, che ha stretto un accordo con Ilva per la produzione di acciaio pulito. La seconda è sicuramente l’Eni. Inoltre ci sono realtà già presenti e molto attive sul fronte rinnovabili. Senza dimenticare le multinazionali straniere già arrivate in Puglia e altre che potrebbero essere attirate da questo sviluppo».
La crisi in Ucraina potrebbe quindi aiutare in qualche modo la nostra Regione?
«Potrebbe diventare sicuramente una grande opportunità, sia in termini di sviluppo e investimenti sia in termini occupazionali. La chiusura dei rubinetti del gas, innescata dalla guerra, potrebbe infatti spingere il sistema Paese, e la Regione stessa, a superare gli ostacoli che finora hanno impedito il reale sviluppo delle rinnovabili».
Anche Tap in questi giorni viene rivalutato…
«Questo dimostra ancora una volta come in questo momento l’ago della bilancia vada verso il positivo. La Puglia potrebbe veder nascere nuovi sistemi imprenditoriali sul proprio territorio».
Il premier Draghi ipotizza di potenziare le centrali a carbone, è una buona idea in questo momento?
«Assolutamente no, questa scelta significherebbe tornare indietro di vent’anni. Invece dobbiamo puntare sulle energie pulite per beneficiare, nell’arco di una decina di anni, degli investimenti fatti adesso».
Ma nel brevissimo periodo l’assenza di gas come si risolve?
«L’assenza di questa fonte tradizionale potrebbe liberare la rete di distribuzione, attualmente intasata. E permetterci finalmente di usare l’energia pulita che produciamo, ma che sprechiamo perché non siamo in grado di farla arrivare dove serve».

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