Il «Luigi Basurto» di Racale è tra i campi più ostici. Lo possono confermare le prime della classe: Brindisi, As Bisceglie e in ultimo il Taranto, costretti al punteggio di 1-1. Non solo per un terreno di gioco che, per eufemismo, lasci molto a desiderare ma soprattutto perché vi gioca una squadra organizzata, dotata di buone individualità e che difende con ordine. Con siffatte compagini spesso un episodio può fare la differenza, sia in negativo che in positivo. Frequentemente novanta minuti di battaglia possono essere decisi da un tiro senza pretese che gonfia la rete, da un rigore dato o non assegnato, da un fallo visto o meno o da una palla che potrebbe aver varcato la linea bianca oppure no. In assenza del Var tutto diventa molto più complesso, perché si tratta di valutare in un tempo zero. Non è facile, eppure la lettura di determinate situazioni potrebbe essere condotta senza l’ausilio della tecnologia. Dalla sfida con i biancazzurri di Racale, il Taranto esce profondamente rammaricato per una serie di decisioni che hanno prodotto molte perplessità.
Gli episodi penalizzanti
Tre in particolare, prima delle quali al 12’, quando a seguito di un tiro dalla bandierina la palla è prossima ad arrivare a Konaté vistosamente strattonato alle spalle. Tanto che il difensore si ritrova con la schiena al suolo. La dinamica è chiara. Così come quanto accaduto in occasione del vantaggio salentino del 23’. Una palla lanciata dalla metà campo dei padroni di casa è coperta da Konatè, mentre De Simone è pronto a uscire in presa bassa. Barbero, astutamente, spinge il centrale di difesa sbilanciandolo di quel tanto per farlo franare sul compagno. La palla diventa preda del centravanti che insacca a porta vuota. L’ultimo caso si registra al quarto minuto di recupero e vede protagonista ancora una volta Konatè. Russo entra in area e crossa al centro dove il numero 4 stacca, Colazo si tuffa e compie il miracolo. Soltanto che per i giocatori ionici la palla ha oramai varcato la linea bianca. Inutili le vibrate proteste.