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Acquedotto Pugliese, ok al dissalatore per il fiume Tara. Sarà il più grande realizzato in Italia

Ok al provvedimento autorizzatorio unico regionale (Paur) per il dissalatore di Acquedotto Pugliese che trasformerà in acqua potabile quella del fiume Tara. L'azienda regionale garantisce che si terrerà di un impianto al cento per cento rispettoso dell’ambiente, che si affianca al rinnovamento delle reti e al riuso per affrontare la crisi climatica. Costerà quasi 130…
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Ok al provvedimento autorizzatorio unico regionale (Paur) per il dissalatore di Acquedotto Pugliese che trasformerà in acqua potabile quella del fiume Tara. L’azienda regionale garantisce che si terrerà di un impianto al cento per cento rispettoso dell’ambiente, che si affianca al rinnovamento delle reti e al riuso per affrontare la crisi climatica. Costerà quasi 130 milioni di euro (parte dal fondo di Coesione e parte dal Pnrr) e porterà acqua a 385mila persone con una forza da circa mille litri al secondo. I lavori saranno eseguiti per conto di Aqp dalle aziende vincitrici dell’appalto: Suez Italy e Cisa.

L’ambiente

L’impianto sorgerà su un terreno lungo la Provinciale 38, distante circa un chilometro dal corso del Tara. Da qui si dirameranno due condotte interrate per portare acqua potabilizzata ad un grande serbatoio e al molo polisettoriale. Aquedotto garantisce analisi ogni mese per la verifica dei parametri chimico-fisici e parla di progetto «innovativo ed ecosostenibile secondo gli stringenti criteri della Tassonomia Ue» (l’insieme di norme sulle attività economiche sostenibili dal punto di vista ambientale). L’acqua residuale di dissalazione, afferma Aqp, sarà quasi dolce, simile a quella del Tara che già oggi sfocia nello Ionio, quindi compatibile con l’ecosistema marino. Sono, inoltre, previsti i ripristini delle vegetazione espiantata e «nel rispetto del Tara e della comunità che lo vive», saranno riqualificati i punti d’accesso al fiume e il tratto di pista ciclabile che lo costeggia».

Le proteste

Già a gennaio il progetto in conferenza decisoria ha superato le posizioni negative espresse da Arpa e dalla Soprintendenza speciale per il Pnrr, mentre aveva avuto semaforo verde da Cnr, Ispra e Politecnico di Torino. Negli scorsi mesi di inverno e primavera, contro il dissalatore ci sono state diverse iniziative di protesta in città e nel capoluogo di regione ed una raccolta di firme con cui si chiedeva al precedente Consiglio comunale di impugnare l’autorizzazione al Tar.

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