Saranno due medici, un chirurgo e un ginecologo, a stabilire se una tarantina 29enne dev’essere risarcita dall’Asl per la perdita della sua bambina durante il parto. In questi giorni l’accertamento tecnico preventivo chiesto dal tribunale civile. La donna inizialmente si è rivolta alla procura e dopo l’archiviazione delle indagini ha fatto causa all’Asl ionica con gli avvocati Fabrizio Del Vecchio e Vincenzo Percolla, chiedendo mezzo milione di euro di risarcimento per la perdita della sua bimba. Ora la causa si celebra davanti al giudice Remo Lisco.
I fatti
Il parto era previsto per la metà di agosto 2021. Nonostante la gravidanza serena, il 25 luglio, la giovane ha avvertito le contrazioni ed è stata portata in ospedale in codice rosso. Secondo quanto denunciato, l’attesa al pronto soccorso è durata alcune ore. La giovane, in preda alle contrazioni, sarebbe stata sistemata nella stanza per le partorienti, dove in pratica avrebbe partorito senza alcuna assistenza. Sarebbe stata un’ostetrica, che poi ha anche avvertito un malore, a constatare che la bambina era nata morta.
Il contenzioso
Secondo i legali della giovane partoriente, alla donna non sono state fornite informazioni esaurienti sull’accaduto. È stata dimessa due giorni dopo senza neanche ricevere la cartella clinica. Gli avvocati della ragazza sostengono che il decesso della neonata «appare connotato da numerose criticità che possono denotare responsabilità della struttura sanitaria e dei medici, i quali con tutta evidenza hanno sottovalutato la situazione, o non hanno operato secondo i protocolli e secondo i requisiti minimi di responsabilità medica».