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Cultura e Spettacoli Taranto

Medimex, i Massive Attack a Taranto: ipnosi sonora e visioni nel buio dei tempi moderni

C’è qualcosa di solenne nel silenzio che precede un concerto dei Massive Attack. Non è attesa, è sospensione. Non è eccitazione, ma una specie di rispetto tribale, di predisposizione collettiva a farsi attraversare da un suono che si subisce. E stasera, nel gran finale del Medimex ’25, quella sospensione è pronta a esplodere in una bolgia muta. La band di Bristol chiuderà a rassegna pugliese con un’esibizione che si preannuncia densa, minacciosa, cerebrale, lasciando Taranto impigliata nei suoi bassi profondi e nelle sue immagini crude di dolore globale. Niente nostalgia, niente greatest hits da karaoke elettronico. Solo altare su cui immolarsi al disorientamento sonoro.

L’ultimo atto

Ieri sera, sempre sul palco della rotonda del lungomare, St. Vincent e Primal Scream hanno firmato un doppio set da manuale: la prima con la sua estetica roboante, i secondi con un concerto liquido, tra rock, acid house e memoria. Pubblico in delirio, sguardi elettrici. Ma stasera, con i Massive, è un’altra storia: meno movimento, più trance. Il pubblico ascolta fermo, immerso. Come se stesse succedendo qualcosa di più importante.

Per presentare l’evento di punta della manifestazione, abbiamo parlato col giornalista Carlo Massarini, volto storico del giornalismo musicale. «Massive Attack sono una band degli anni ’90 – ha spiegato – scena di Bristol, Inghilterra. Scena che apre il percorso del downbeat: un ritmo lento, ipnotico, elettronico. Quel suono è stato molto influente. Ipnotico, denso, minaccioso». Ecco, “minaccioso” è l’aggettivo giusto. Sullo schermo dietro il palco scorrono numeri, dati, piaghe planetarie: guerre, manipolazioni, emissioni, miliardari.

Politica, estetica, ipnosi

«Loro sono uno dei pochi gruppi decisamente politici rimasti in scena – continua Massarini – e quella posizione l’hanno mantenuta per oltre trent’anni». Sul palco Del Naja è ieratico. La voce di Horace Andy squarcia il buio come un muezzin cosmico. “Angel” è un assedio. “Teardrop” è una ferita che il pubblico canta come un inno. “Future Proof” è un’allucinazione collettiva. Nessun bisogno di parlare: l’universo dei Massive Attack è un monolite che ci ricorda che la musica può ancora essere un atto politico, un esercizio spirituale, una seduta collettiva di ipnosi post-industriale.

Massarini lo dice chiaro: «Non fanno dischi nuovi da tempo, ma hanno realizzato cinque album che sono capolavori assoluti. E nonostante questo, o forse proprio per questo, il concerto di stasera è sold out».

Il Medimex stella del Sud

Per il Medimex è una consacrazione. «Questa fiera – dice ancora Massarini – non è solo concerti. È una settimana intorno alla musica, molto articolata, con storytelling, business, approfondimenti. Ed è fatta molto bene». La manifestazione con questo evento non celebra solo una chiusura in grande stile, ma una conferma: la rassegna è un punto fermo per il Sud.

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