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Manduria, sette immobili sequestrati in corsa per i fondi del Pnrr. Raimondo: «Avranno uno scopo sociale»

Punta una fiche da quasi 3 milioni e mezzo di euro il Comune di Manduria sul recupero di sette immobili confiscati alla mafia, da destinare a funzioni di tipo sociale. Il tavolo verde su cui se la gioca è quello rappresentato da un apposto bando per le regioni del Mezzogiorno, pubblicato dall’Agenzia per la coesione territoriale nell’ambito dei fondi del Pnrr. Per questo capitolo, il ministero per il Sud prevede la realizzazione di duecento progetti in tutto.

«Stiamo scommettendo su questa opportunità – dichiara l’assessore ai Lavori pubblici, Piero Raimondo – per favorire la nascita di attività non solo economiche, ma anche per il sostegno a persone in difficoltà. Per ora si tratta solo di studi di fattibilità. Non appena il ministero dovesse finanziarli, faremo subito i progetti definitivi e poi quello esecutivi».
In caso di esito positivo, infatti, non ci sarà tempo da perdere. Il Comune dovrà aggiudicare i lavori entro giugno 2023 e concluderli nel giro di due anni, per quelli d’importo fino a 600mila euro, e di tre per quelli con spesa superiore. La nuova destinazione degli immobili dovrà avere natura istituzionale, sociale o economica, ma in quest’ultimo caso si richiede che i proventi vengano usati per scopi sociali.
Il progetto più grosso tra quelli candidati riguarda uno stabile nella zona di via Passeggio, per il quale verranno impegnati quasi 935mila euro con cui convertirlo in una residenza sociale. «È quello confiscato al boss Vincenzo Stranieri – spiega l’assessore –. Oltre a un centro anti violenza, lì saranno ospitati anche soggetti in difficoltà, come genitori separati con figli, per il tempo necessario a superare il momento di disagio. A tutto ciò si affiancheranno una sede della protezione civile e una cucina di comunità, che funzionerà con il coinvolgimento dell’associazionismo».
Ai fini della graduatoria del bando le conversioni di questo tipo verranno premiate con un punteggio aggiuntivo, in particolare quelle che prevedono la trasformazione del bene confiscato in case rifugio oppure asili nido o micronidi. Con una spesa prevista di circa 379mila euro ciascuno, proprio a micronido e a spazi associativi saranno entrambi destinati un immobile nei pressi di via Ribezzo e il sub 1 di un altro edificio più grande nella stessa zona. Per il sub 2 del medesimo stabile, invece, saranno impegnati circa 525mila euro con cui farne la sede di un’attività economica terziaria.
Il bando prevede una premialità anche per quelle candidature che abbiano coinvolto le organizzazioni sociali del territorio già durante la progettazione preliminare. Sul tema si è espresso criticamente a inizio mese Luigi Lochi, project manager di Fondazione con il Sud di origini manduriane e coordinatore del “Gruppo di lavoro permanente sul tema dei beni confiscati alle mafie”. Nel giudizio di Lochi l’Agenzia per la coesione territoriale ha mancato nel non richiedere la compartecipazione del mondo del volontariato in forma adeguata e strategica. «La co-progettazione – osserva il manager – non è una mera rivendicazione di spazi e di ruoli da parte del Terzo settore; essa vuol dire, in concreto, tenere insieme gli interventi di ristrutturazione con quelli di gestione». Secondo Lochi il bando ha il torto di non fare «riferimento alcuno alla coerenza e congruità degli interventi strutturali rispetto alla tipologia di attività gestionali che potrebbero realizzarsi all’interno del contenitore».
Su questo fronte però l’assessore Raimondo è convinto che Manduria abbia giocato di anticipo. «Abbiamo avuto – rivela – una intensa consultazione con Libera, che ci ha indirizzato e dato supporto nella progettazione, per la quale abbiamo tenuto conto delle effettive esigenze del territorio. Ci ha pensato principalmente l’assessora ai Servizi sociali, Fabiana Rossetti. Per quel che mi riguarda, ho messo a disposizione dell’organizzazione progettuale la struttura tecnica del Comune».
Insieme i due assessorati hanno individuato anche gli altri immobili oggetto di candidatura: uno posto di fronte alla pineta di San Pietro in Bevagna, da adibire a Pronto Soccorso estivo e consultorio, con una spesa di circa 379mila euro, e due appezzamenti agricoli per uso produttivo e commerciale, su cui verranno impegnati rispettivamente circa 262mila e 598mila euro. «L’intenzione – dice Raimondo a proposito – è di dare i terreni a qualche associazione per le attività di coltivazione e orto sociale. Penso ad esempio a chi si occupa di ragazzi disabili o comunque di accoglienza e integrazione di persone fragili. Sono esperienze già viste in altre realtà, ma che funzionano solo se c’è dietro una buona associazione che le coordina».

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