Insegnante uccisa a Leporano, il figlio resta in carcere: il gip non crede ai racconti sulle sette

Resta in carcere Salvatore Dettori, l’ex infermiere della Marina militare di 46 anni che ha massacrato a coltellate la madre, Silvana La Rocca (73 anni), asportandole il cuore. Il giudice Francesco Maccagnano ha convalidato il fermo e disposto la misura cautelare alla luce del rischio che l’indagato commetta altre azioni crudeli, avendo dimostrato ampia carenza di freni inibitori. Nel corso di un interrogatorio durato tre ore e mezza, l’ex militare è parso al giudice lucido, lineare nelle sue dichiarazioni precise e riscontrate da numerosi elementi di prova. Dettori ha raccontato i suoi trascorsi lavorativi, riferendo di aver quasi aggredito il direttore sanitario della struttura militare dove lavorava e aggiungendo di non essere mai stato in cura per problemi psichici.

La capacità mentale

Secondo il giudice non ci sono elementi concreti che provino che Dettori ha compiuto l’omicidio in stato di incapacità di intendere e di volere, nonostante il movente assurdo riferito sui così detti “mangiacarne”. Dettori afferma di aver ucciso la madre per liberarla dal giogo di una setta di antropofagi di cui fanno parte diversi parenti e colleghi, governata da un vampiro di nome Cagliostro, titolare di una concessionaria dalla quale avrebbe anche acquistato delle auto. Secondo il giudice una persona convinta di essere circondata da cannibali avrebbe dato da anni segni di squilibrio più evidenti e la stessa madre si sarebbe accorta di uno stato mentale alterato, avvisando l’altro figlio e i familiari, anche alla luce del fatto che Dettori riferisce di essersi accanito sulla madre perché gli faceva mangiare da anni la carne del padre deceduto 20 anni fa.

Il rapporto con la madre

Secondo il giudice i problemi tra madre e figlio erano legati a denaro e proprietà. Dettori si è sentito estromesso dalla madre e dalla famiglia. Aveva chiesto alla madre poter vivere nella sua casa e lei, così ha raccontato la donna ad un parente, aveva preferito estinguere il mutuo del figlio piuttosto che accoglierlo in casa, temendo suoi atteggiamenti autoritari. Per questo Dettori ha maturato il pensiero: “niente a me, niente a nessuno”.

Nessun raptus da alineazione mentale, scrive il giudice, ma un odio covato nel tempo, culminato con l’omicidio. Insomma per il magistrato i tanti particolari inverosimili legati a sette antropofaghe, sale cosparso vicino alle pareti per allontanare i vampiri e racconti di “mangicarne” non sono credibili. Prova ne è, secondo il magistrato, la circostanza che Dettori non ha mai parlato nè con amici, nè col fratello, di questa psicosi circa la presenza intorno a lui di cannibali. L’avvocato Francesco D’Errico, difensore dell’indagato, probabilmente chiederà una perizia psichiatrica per fugare i dubbi sullo stato mentale del reo confesso.

L’interrogatorio

Al giudice delle indagini preliminari, Dettori ha confermato di aver spostato il cadavere subito dopo l’omicidio per evitare che qualche passante lo vedesse. L’uomo aveva cosparso la casa di candeggina e tagliato il tubo del gas, in modo da trasformare l’abitazione in una bomba. Agli investigatori che gli chiedevano se non avesse paura di saltare in aria, ha risposto che era proprio quello che voleva. «Ho pensato: “niente a me, niente a nessuno”» ha detto, confermando il risentimento nei confronti dei parenti.

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