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Infortuni mortali, 2021 anno nero. Ieri l’ultimo caso a Taranto

Si chiama Massimo De Vita, 45 anni, il lavoratore che ieri è morto a Taranto mentre lavorava al IV sporgente del porto. Gli è caduto addosso un grande telaio in ferro. Lascia due bambini. Ad aprile dello scorso anno la stessa sorte era toccata a Natalino Albano, a poche centinaia di metri di distanza, cadendo…

Si chiama Massimo De Vita, 45 anni, il lavoratore che ieri è morto a Taranto mentre lavorava al IV sporgente del porto. Gli è caduto addosso un grande telaio in ferro. Lascia due bambini. Ad aprile dello scorso anno la stessa sorte era toccata a Natalino Albano, a poche centinaia di metri di distanza, cadendo da una nave.

La cronaca riporta al centro del dibattito pubblico il tema della sicurezza sul lavoro, finito in secondo piano tra le emergenze dell’attualità. Il 2021 è stato un anno negativo per gli infortuni mortali in Puglia: diciotto casi in più rispetto al 2020 con un incremento del 23,08%. Solo in Veneto si è registrato un dato peggiore con un caso in più. Il tutto mentre a livello nazionale c’è stato un calo del 3,86% dei casi, passati da 1.270 a 1.221. Di questi quasi l’80% sono avvenuti sul posto di lavoro (-7,86% nel 2021), con una crescita totale in Puglia del 12,2%. Hanno fatto peggio solo il Molise e la Sicilia, con 46 casi registrati al 31 gennaio 2022. Numeri negativi anche per la Basilicata. Se si considera l’incremento percentuale degli infortuni mortali in generale nessuna regione in Italia ha registrato dati peggiori: più 171,43% rispetto all’anno precedente (19 incidenti mortali a fronte di 7). Nell’analisi della differenza tra gli ultimi due anni va tenuto conto della pandemia. Nel 2020, infatti, il fermo di molte attività lavorative ha inciso sul numero dei casi, tornati a crescere l’anno scorso man mano che il mondo del lavoro tornava a una quasi normalità. Resta, però, l’evidente discrepanza su base regionale. Se Puglia e Veneto sono in cima alla classifica degli infortuni mortali, infatti, altre mostrano segnali incoraggianti. È il caso della Lombardia, con 92 casi in meno, della Calabria, meno 18 de della Sicilia, meno 16. Analizzando i dati su base interregionale, risultano positivi quelli del Nord-Ovest, dove si registra un meno 26,35% di casi, e delle Isole, meno 17,14%. Crescono, invece nel 2021 gli infortuni mortali nel Nord Est del 14,05%, nel Centro, più 5,58% e al Sud, del 12,37%. Da Roma in giù si sono registrati 318 casi rispetto ai 283 del 2020. Numeri e grafici vengono messi nero su bianco ogni tre mesi dall’Inail, l’Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro, sulla base dei casi denunciati. Non sono più incoraggianti i numeri relativi alle denunce per malattie professionali, il 22,8% in più nel 2021 rispetto al 2020 a livello nazionale. Anche sotto questo aspetto la Puglia mostra dati negativi, con un incremento del 48,78% delle denunce rispetto al 2021 (4.258 casi rispetto a 2.862).
Fa peggio solo l’Emilia Romagna con un incremento di 1.442 casi (più 34,86%).
Non si distingue positivamente neanche la Basilicata, con un più 41,65% (602 casi rispetto a 425).
Numeri significativi che sono condizionati, anche questi, dalla pandemia che ha travolto il mondo del lavoro negli ultimi due anni. Una parte importante delle denunce di infortunio riguardano il personale medico, in prima linea per sconfiggere il Covid 19.

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