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In bilico la cessione dell’ex Ilva agli azeri, Pichetto Fratin: «Potrebbero rivedere le loro posizioni»

Le decisioni della magistratura sull’altoforno 1 dell’ex Ilva rischiano di avere «ricadute non solo occupazionali ma anche e soprattutto economiche, in virtù del fatto che gli interessati potrebbero rivedere le loro posizioni e quindi anche l’offerta di acquisto dell’intero impianto»: Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente, lo dice chiaro e tondo in Senato, rispondendo a un’interrogazione…
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(Foto LaPresse)

Le decisioni della magistratura sull’altoforno 1 dell’ex Ilva rischiano di avere «ricadute non solo occupazionali ma anche e soprattutto economiche, in virtù del fatto che gli interessati potrebbero rivedere le loro posizioni e quindi anche l’offerta di acquisto dell’intero impianto»: Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente, lo dice chiaro e tondo in Senato, rispondendo a un’interrogazione presentata dal Partito democratico sulle autorizzazioni alle fabbriche.

Il question time

Durante il question time a Palazzo Madama, Pichetto Fratin chiarisce che «l’Autorità di controllo sta effettuando le verifiche di competenza a esito delle quali potranno essere adottate eventuali azioni necessarie, al fine di limitare le conseguenze ambientali e prevenire il ripetersi di eventi analoghi». Per quanto riguarda l’iter per il rinnovo dell’Aia, il ministro dell’Ambiente evidenzia che «questo è stato avviato prima che si concludessero tutte le procedure di vendita degli asset, quindi per mettere in condizione i futuri proprietari di esercire l’impianto con le migliori garanzie di sostenibilità ambientale».

Poi il ministro puntualizza: «Il governo Meloni condivide pienamente il principio per cui la salvaguardia della produzione dello stabilimento deve andare di pari passo con le azioni da intraprendere per la tutela di ambiente, territorio, salute dei cittadini e mantenimento dei livelli occupazionali».

La replica del Pd

Le parole di Pichetto Fratin non soddisfano le opposizioni. A cominciare da Francesco Boccia, capogruppo del Partito democratico in Senato, secondo il quale il ministro «non si è assunto alcuna responsabilità sull’ex Ilva e non ha risposto alle domande che gli abbiamo posto, e che i media stanno rivolgendo al Governo da settimane, sul futuro dello stabilimento dal quale, non solo in Puglia, dipendono migliaia di lavoratori e imprese dell’indotto. Cosa è accaduto davvero dopo l’incidente del 7 maggio? Cosa intende fare il governo qualora Baku Steel recedesse dagli impegni assunti? Il Governo pensa di poter nazionalizzare questa azienda che rimane un punto di riferimento produttivo sostanziale per il Mezzogiorno e non solo? Sono tutte domande rimaste anche oggi senza risposta e ciò è inaccettabile».

La domanda principale e inevasa, dunque, riguarda le prospettive di cessione dell’ex Ilva: «Se la contrazione dell’acquisto del gas azero a causa della decisione dell’Italia di spostarsi sul mercato americano dovesse pesare negativamente sulle scelte di Baku Still, cosa farebbe il governo Meloni? Non è dato saperlo».

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