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Il 20 febbraio 2020 risultava positivo: il primo in tutta la Puglia. «Ho scritto una canzone sulla paura del Covid»

«Ho perso l’olfatto per oltre un anno e mezzo, solo da poco ho ripreso a sentire gli odori e mia moglie ha lesioni ai polmoni, respira ancora male». Il Covid non è stata una passeggiata per Massimo Mezzola, 45 anni, carpentiere di Torricella in provincia di Taranto. Lui è il paziente uno, il primo contagiato in Puglia esattamente due anni fa, colpito dal virus a Codogno.

Cosa ricorda di quei giorni?
«Tutto, momento per momento. Sono stati giorni terribili. Ero a Torricella e mio fratello mi disse che i medici volevano vederci. Nostra mamma era ricoverata per Alzheimer a Codogno. Il giorno dopo ero lì. Siamo stati insieme un pomeriggio intero. La mattina dopo abbiamo sentito in tv del Covid e non abbiamo più potuto vedere nostra madre. Così dopo un giorno ho lasciato Codogno in una situazione surreale. Il paese era blindato ma già a Milano tutto era normale. Era proprio l’inizio e nessuno sapeva, ad esempio, di dover indossare la mascherina. Ho preso la metro e poi un aereo per tornare a casa. Ho seguito le regole e avvertito che ero stato nella zona rossa. Dopo due giorni ho iniziato a sentire molto freddo e avevo un po’ di febbre. Sono stato in costante contatto col medico Peppo Turco. Il 25 febbraio del 2020 la febbre è salita ancora e il personale dell’Asl mi è venuto a prendere e mi ha portato all’ospedale Moscati».
Nel frattempo si è contagiata anche sua moglie.
«E anche mio fratello. Sono le due uniche persone con cui ero stato in contatto. Non potevo immaginare di infettarle. Io per fortuna ho avuto sintomi lievi. Sono stato per una ventina di giorni isolato in una stanza ad atmosfera controllata, curato con la tachipirina. A mia moglie Annamaria è andata peggio. Eravamo nello stesso ospedale ma non potevamo vederci. Ci sentivamo solo al telefono. Il 7 marzo è stato il giorno più brutto. Mi ha detto che non riusciva a respirare bene. Che mi avrebbe chiamato dopo perché doveva parlare coi medici. Le sue condizioni sono peggiorate ed è finita in terapia intensiva per oltre 20 giorni. I medici non davano molte speranze, è stata rianimata per due volte. Quello stesso giorno ho saputo che mia mamma era morta. Ufficialmente per un attacco di cuore ma anche lei aveva avuto il Covid e nella struttura dove era ricoverata sono state oltre 40 le vittime del virus».
E c’era anche chi le dava dell’untore.
«Mentre mia moglie lottava tra la vita e la morte e io ero bloccato in una stanza d’ospedale leggevo commenti ingiusti sui social. Un vero linciaggio. Nel circondario era partita una caccia alle streghe. C’è gente che non è andata a lavoro per qualche giorno solo perché è di Torricella. I primi tempi a casa è stato in incubo perché io sono rimasto positivo per circa 80 giorni. Vivevo nel terrore di contagiare di nuovo mia moglie. Cucinavo con i guanti e vivevamo in stanze separate. Oggi posso dire che non ci sono stati contagi per causa nostra. Anche il prefetto di Taranto e il Comune di Torricella ci hanno dato riconoscimenti perché abbiamo seguito tutte le regole di quel momento».
Siamo alla quarta ondata e c’è chi ancora pensa che il Covid sia un raffreddore.
«Il vero male, più pericoloso del virus, è l’ignoranza. Ormai ho smesso di discutere con chi ottusamente non vuol vedere la realtà. Un mio collega era un fervente no vax. Ora ha preso il Covid e sta molto male. Mi ha detto che appena potrà, farà il vaccino. Ritengo che sia una responsabilità di ognuno di noi farlo se si ama i propri familiari».
Il Covid l’ha cambiata?
«Credo che abbia cambiato la vita di tutti. Ora vivo tra Milano e Novara e lavoro in quota in una centrale elettrica. Sto meglio quando sono su a lavorare da solo che in mezzo alla gente. Sono stato a Marghera in un cantiere con oltre mille operai di varie nazionalità e ho vissuto momenti di paura perché c’era chi non indossava la mascherina. Prima ero molto più socievole, mi fermavo a parlare anche con i colleghi. Ora invece sto sempre attento e mantengo le distanze. Tutta questa solitudine, però, mi ha fatto trovare la forza di superare la timidezza. Ho scritto una canzone sulla paura del virus e l’ho pubblicata su Youtube».

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