Massimo Ferrarese, imprenditore brindisino ed ex Presidente della Provincia di Brindisi (2009-2012, da giugno 2023) è il commissario straordinario dei Giochi del Mediterraneo 2026. Uomo di sport e di istituzioni, ha guidato per anni la New Basket Brindisi portandola fino alla serie A, oltre ad aver ricoperto incarichi nazionali di prestigio. Ma adesso è chiamato a un nuova impresa che vedrà Taranto e la Puglia al centro del Mediterraneo e soprattutto di un’attenzione mediatica unica che porta un grande “lascito”: di questo e tanti altri temi relativi alla macchina organizzativa affinché arrivi puntuale al grande appuntamento e di alcune anticipazioni, se ne è parlato col commissario straordinario Ferrarese. Nel suo cuore la città di Taranto dove non sono mancati gli auguri al gruppo imprenditoriale Ladisa che ha acquistato la squadra cittadina pronta a giocare nello stadio di Massafra, che anch’esso ha beneficiato di risorse economiche e migliorie. Sfide e prospettive, e riflessioni raccontare dal commissario straordinario dei Giochi per un evento destinato a restare nei libri di storia.
Commissario Ferrarese, a che punto siamo con l’organizzazione dei Giochi a Taranto?
«L’organizzazione dei lavori partita 19 mesi fa, da quando abbiamo iniziato procede bene. Dieci giorni fa, abbiamo dato avvio anche agli ultimi 39 bandi in essere. Dal PalaRicciardi, nel quartiere Salinella, sarà pronto ed efficiente completamente messo a nuovo come un centro polifunzionale pronto ad ospitare eventi di atletica leggera indoor, pallacanestro e pallavolo e non solo. Dallo stadio “Iacovone” vera gemma, al “Via del Mare” e altri palazzetti di entità più piccola saranno ricostruiti e a disponibili. Certo, abbiamo dieci mesi di tempo, è una vera maratona ma sono fiducioso che ce la faremo».
Ha citato lo stadio “Erasmo Iacovone”. Quando sarà pronto e quali sono le principali migliorie che vi saranno apportate?
«Era previsto inizialmente un intervento da 18 milioni di euro e siamo riusciti ad ottenere 125 milioni (di euro) in più. Lo ‘Iacovone’ sarà il fiore all’occhiello di tutta Europa: a partire dalla copertura in acciaio e cover e tutto il resto che avvolgerà lo stadio, una casa accogliente per i tifosi e ciò che sarà programmato all’interno. Ben 21mila posti a sedere, in uno stadio moderno con gli spettatori che potranno assistere alle gare dei loro beniamini come negli stadi inglesi, vedendoli da vicino e facendo sentire il loro tifo. I lavori sono a buon punto. Migliorie anche nel settore relativo alla tribuna stampa e non mancherà davvero nulla».
L’impianto dello “Iacovone” quando tornerà a disposizione del Taranto?
«Per la prossima stagione, per questa sarà out. Ma abbiamo investito 2,5 milioni di euro per lo stadio “Italia” di Massafra. Abbiamo scelto uno stadio vicino per i tarantini che dista appena 28 minuti dallo “Iacovone”. La scelta è ricaduta su Massafra, grazie anche alla disponibilità delle istituzioni locali e al rapporto di reciproco rispetto tra le tifoserie. A giovarne non sarà solo il popolo rossoblù di questo stanziamento erogato ma anche tutti gli sportivi e cittadini di Massafra».
A che punto, invece, sono i lavori nei palazzetti dello sport?
«I palazzetti che stiamo ristrutturando e costruendo sono a buon punto: il piu grande è PalaRicciardi che è ubicato nel centro nella zona di Taranto. Stiamo ristrutturando anche il PalaMazzola ed altri nella provincia salentina. A Lecce sarà utilizzabile il palazzetto dello sport “G. Ventura”».
Che ruolo avrà la pallamano e in generale gli sport “minori” nei Giochi?
«Non dimentichiamo che la pallamano da lei citata nel 96’ conquistò l’argento al Pala San Giacomo contro la Croazia in un palazzetto gremito. La pallamano è presente come sempre ai giochi. Ci saranno i noti palazzetti di Fasano e Conversano ad ospitare partite molto importanti, mentre le semifinali e finali saranno disputate al PalaMazzola, ma anche in questo caso sarà deciso tutto più in là. Massima importanza a tutti gli sport senza preclusione».
Quale sarà l’eredità per la città di Taranto dopo i Giochi?
«Ve lo dico subito in numeri: 350 milioni di euro stanziati una cifra davvero importante. Solo nella città di Taranto sono arrivati 200 milioni di euro. Tutta la città ha una grande possibilità specie i giovani di poter sviluppare lo sport nel migliore dei modi. Oggi giorno, opere del genere, similari o di minore entità sono di privati e raramente di pubbliche amministrazioni che devono far i conti nel far quadrare il debito pubblico. Mi auguro un futuro radioso per la Puglia, per i tarantini e i salentini affinché giovino di queste opere di riqualificazione del proprio territorio, Confido che vengano trattate con amore e cautela perché i propri figli e generazioni a venire ne potranno usufruirne. Tutti si dovranno sentire coinvolti e partecipi anche dalle iniziative collaterali, e ringrazio già da ora le migliaia di volontari che hanno già dato la loro disponibilità».
Ha qualche sassolino da togliersi, visto che ad inizio del suo mandato c’era un po’ di ‘scetticismo’ e qualcuno forse l’ha osteggiata?
«Quando inizi un nuovo incarico, sebbene avessi il mio curriculum e background, mi sono rimboccato le maniche mettendo in preventivo delle critiche e ho risposto con la cultura del lavoro andando avanti come un treno. Abbiamo aperto i cantieri in poco tempo e stiamo lavorando ininterrottamente con professionalità e dedizione».
Si è già espresso sul Taranto calcio. Le chiediamo un commento su Gruppo Ladisa e il progetto che hanno avviato in breve tempo?
«Sono stato molto contento da pugliese che il Taranto calcio dopo il fallimento sia ripartito. Ho fortmente voluto che attraverso la Fondazione venisse dato un contributo, che sarà elargito prossimamente, al calcio tarantino e al basket. È una promessa che manterremo. Sul Gruppo Ladisa mi ero già espresso. Ribadisco che sono imprenditori del territorio che si sono messi a disposizione con un progetto molto impegnativo e oneroso, importante e oneroso per rilanciare la squadra di calcio cittadina, a loro va il mio plauso. La famiglia Ladisa è una garanzia di professionalità e serietà. Faranno grandi cose ne sono certo».