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Forniture militari dalla Leonardo, si spacca il fronte sindacale

Sulle commesse di Leonardo, che a Grottaglie ha un grosso sito produttivo, si spacca il fronte sindacale metalmeccanico. Dopo che ieri la Fiom Cgil ha lanciato una sottoscrizione per chiedere di fermare le forniture militari ad Israele, Fim Cisl si definisce allibita nel leggere di una campagna per chiedere alla Leonardo una riconversione delle attività svolte in campo militare.

«Siamo su Scherzi a Parte? In questi percorsi delicati, più che animati dalla volontà di sollecitare i governi internazionali a fare quanto dovuto, la si butta in caciara solo a scopo strumentale», è il commento dei rappresentanti del sindacato metalmeccanico.

Per Fim Cisl, Difesa e settore civile rappresentano un unico polo d’eccellenza italiano. «Restiamo convinti che i lavoratori dello stabilimento Leonardo di Grottaglie credono nel percorso che hanno costruito con anni di lotte e rivendicazioni, quello di una vera diversificazione produttiva, che non può prescindere dall’unificazione con il settore della Difesa, per la creazione e lo sviluppo di un polo di eccellenza dell’aeronautica italiana», dicono.

Volano gli stracci

Per Cisl c’è ipocrisia “politica” dopo lo sciopero nazionale. «Ora si chiede alla Leonardo di diversificare le proprie produzioni? È pura utopia, perché parliamo della stessa organizzazione che insieme a Fim e Uilm ha manifestato e combattuto per chiedere la diversificazione delle attività a Grottaglie, che ha accolto con favore nuove attività e l’accorpamento sotto la direzione aeronautica, sottoscrivendo accordi unitari in tal senso». Insomma per Fim è contraddittorio chiedere di “abbandonare” il settore militare quando si vuole essere parte attiva nelle questioni aziendali. «È vero che quello che si dice oggi non vale domani, ma ci vuole coerenza. Basta decidere da che parte stare e che ruolo si vuole avere», concludono dal sindacato. Ed anche Uilm è critica. «Chiunque voglia rimettere in discussione le posizioni unitarie fin qui espresse ha il dovere di confrontarsi apertamente con i lavoratori nelle assemblee, prima di arrogarsi il diritto di parlare a nome dell’intero sito».

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