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Ex llva, settimana decisiva. Dalla Fiom sì a Dri e gas a Taranto «ma basta ricatti»

La città è alla finestra ad attendere le decisioni sul destino dell'ex Ilva. Dopo il braccio di ferro tra Confindustria, favorevole alla nave gasiera e M5s, che invece è contro la nuova Aia, la licenza di produzione per la fabbrica, il contraddittorio passa a Fiom e Cgil, favorevoli a impianti Dri e gas e Confartigianato,…
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La città è alla finestra ad attendere le decisioni sul destino dell’ex Ilva. Dopo il braccio di ferro tra Confindustria, favorevole alla nave gasiera e M5s, che invece è contro la nuova Aia, la licenza di produzione per la fabbrica, il contraddittorio passa a Fiom e Cgil, favorevoli a impianti Dri e gas e Confartigianato, secondo cui senza l’Ilva la città non muore.

Da domani inizia una settimana fondamentale per l’ex Ilva. Si parte con l’incontro tra sindacati, enti locali e governo per fare il punto sull’accordo di programma tra istituzioni ed il giorno dopo è previsto un nuovo confronto nel merito. Riflettori puntati soprattutto sul sindaco Piero Bitetti, che finora non è sembrato così convinto di firmare l’accordo, come invece è il governatore Michele Emiliano.

Giovedì al ministero dell’Ambiente nuova riunione per la conferenza dei servizi chiamata ad approvare la nuova Aia, autorizzazione integrata ambientale. Due i piani proposti dal governo alle istituzioni locali: entrambi finalizzati a produrre 6 milioni di tonnellate di acciaio l’anno con gli attuali tre altiforni a carbone, da sostituire in 7-8 con quelli elettrici.

In una ipotesi è prevista in porto una nave rigassificatrice e tre impianti per la produzione di preridotto di ferro, nell’altra il polo gas-Dri si sposterebbe in altra città del Sud (probabilmente Gioia Tauro). E sempre domani la commissione Ambiente della Regione ascolterà Comune, Arpa, Istituto superiore di Sanità e associazioni ambientaliste.

Il braccio di ferro

Per Fiom e Cgil, servono forni elettrici e preridotto a Taranto per salvare tutti i posti di lavoro, diretti e dell’indotto. Politica e scienza devono risolvere il nodo ex Ilva superando il “divide et impera” messo in atto dal governo nazionale che «continua a puntare sul tutto o niente e a non dare informazioni compiute e reali sulle implicazioni ambientali e sanitarie di questa vicenda». E tutto questo va fatto in sei anni, non 14. Per Fiom e Cgil nell’Aia va inserita la valutazione integrata di impatto ambientale sanitario e la fabbrica dev’essere gestita dallo Stato fino alla fine della decarbonizzazione.

Ma c’è anche chi, come Confartigianato, rilancia il dibattito sulle priorità dello sviluppo economico del territorio. «Non è vero che con un ridimensionamento dell’acciaieria Taranto muore», dice Fabio Paolillo, secondo il quale «l’acciaieria non è la madre di tutte le battaglie. È importante, ma non centrale. C’è tutto un mondo produttivo, dall’artigianato al turismo, dal commercio alla blue economy, che resta invisibile perché oscurato dalla crisi dell’ex Ilva e la monocultura dell’industria pesante ha paralizzato per anni le politiche locali. In Italia – conclude – ci sono città che vivono solo di turismo con un terzo delle risorse di Taranto».

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