«Martedì saremo in condizione di presentare in maniera compiuta sia lo stato dei negoziati con coloro che hanno manifestato interesse ad acquisire gli impianti, sia lo stato di realizzazione del Dri (il polo che realizza il preridotto di ferro per i forni elettrici n.d.r.), che vogliamo fare comunque a Taranto, sia le modalità di approvvigionamento di gas che servono per gli impianti del Dri e per gli impianti dei forni elettrici». L’annuncio, che riguarda il vertice coi sindacati della prossima settimana, arriva dal ministro delle Imprese Adolfo Urso, ieri a Bari all’inaugurazione della Casa del Made in Italy.
E coi sindacati metalmeccanici non si parlerà solo del futuro della fabbrica ma anche della reindustrializzazione delle aree lasciate libere dagli impianti siderurgici, «per le quali abbiamo già fortunatamente molte manifestazioni di interesse, così da consentire a tutti di capire come possono trovare collocazione adeguata coloro che non potranno più farlo negli impianti siderurgici green che, come tutti sanno, richiedono una significativa minore occupazione rispetto agli impianti degli altoforni», spiega il ministro.
Il futuro del siderurgico
Il ministro Urso ha ribadito quanto già più volte affermato, e cioè che «la Carta costituzionale non consente la nazionalizzazione di un impianto siderurgico. I padri costituenti decisero che questo fosse possibile solo a tre condizioni, per imprese di produzione energetica, o di regime di monopolio, o che fornisce un servizio pubblico essenziale e non è il caso del siderurgico. Altra cosa – ha spiegato – è se lo Stato attraverso suoi strumenti finanziari partecipa alla gara con un’offerta migliore dei privati, quello che tentavano di fare nella precedente gara, quando vi furono due cordate una delle quali vedeva come parte significativa essenziale proprio Cassa depositi e prestiti, ma fu assegnata all’altra cordata guidata da Mittal». Parlando dell’impatto ambientale della fabbrica, Urso ha aggiunto che «l’autorizzazione integrata ambientale è «la più avanzata in Europa per quanto riguarda il rispetto della salute e dell’ambiente».
La politica
Come sempre l’ex Ilva è al centro del dibattito politico. L’ex governatore Michele Emiliano Emiliano non è d’accordo col ministro Urso. «Nazionalizzare l’Ilva? Non può essere un esproprio, dev’essere fatto con una gara. Decaro è d’accordo con la mia proposta», ha detto ieri, rivendicando la paternità della battaglia contro il carbone e bacchettando il candidato presidente della Regione per il centrosinistra. Ad Urso, tuttavia, Emiliano ha assicurato piena collaborazione, auspicando nuove risorse nella legge di bilancio «per risolvere una vicenda molto complessa».
Per il candidato presidente del centrodestra, Luigi Lobuono, «sul caso Ilva il governo sta lavorando egregiamente. Sta facendo quello che non è stato fatto negli ultimi vent’anni e stanzia risorse importanti per la messa in sicurezza». Per il vicepresidente del M5s Mario Turco, al contrario, «il governo Meloni ha fallito su tutta la linea, bruciato due miliardi e non è riuscito a cedere gli impianti in due bandi di gara andati deserti».