Dopo essersi scagliato contro la procura per il sequestro dell’altoforno 1 a seguito di un vasto incendio, ora il ministro delle Imprese Adolfo Urso lega il futuro del siderurgico più grande d’Europa all’esito del ballottaggio di domenica prossima per eleggere il nuovo sindaco di Taranto.
«Sull’ex Ilva molto dipende dalle scelte che faranno i cittadini al ballottaggio, sulla base di programmi che a me appaiono alternativi anche per quanto riguarda lo sviluppo della siderurgia. Ed anche per questo un governo come il nostro, che è estremamente rispettoso della volontà dei cittadini, ha giustamente convocato i sindacati quando sapremo con chiarezza quali sono le indicazioni che verranno dai cittadini e su cui impegneranno la nuova giunta e il nuovo sindaco», ha detto ieri il ministro a proposito dell’incontro di lunedì prossimo a palazzo Chigi con i sindacati metalmeccanici per fare il punto sulla cessione degli impianti agli azeri di Baku Steel.
«Non sfugge ad alcuno – ha aggiunto – che è il primo atto per poter sviluppare un progetto siderurgico green a Taranto è l’accordo di programma che va sottoscritto da tutti gli attori e innanzitutto dal Comune, in merito alla realizzazione di un rigassificatore e di un impianto di desalinizzazione che possono supportare l’attività che lì dovrà essere realizzata. Quindi – ha concluso – credo sia giusto attendere le indicazioni dei cittadini di Taranto innanzitutto». Se, infatti, ci si aspetta una linea distensiva in caso di vittoria di Francesco Tacente, sostenuto da ex membri della maggioranza del sindaco Melucci e dal centrodestra, Piero Bitetti, candidato del centrosinistra, ha sposato l’impegno del M5s ad opporsi alla presenza di un rigassificatore nel porto della città.
Le reazioni
«Urso mente sapendo di mentire, malafede agghiacciante» tuona il vicepresidente del M5s Mario Turco. «Con la scusa delle amministrative, finge di attendere l’espressione maggioritaria della cittadinanza e l’elezione del nuovo sindaco per poter decidere le sorti della città, offendono ancora una volta un popolo calpestato e abbandonato dal centrodestra al governo. Come se le sue intenzioni di condannare Taranto a rigassificatore, produzione a carbone per 12 anni e l’implementazione di un dissalatore sul fiume Tara, dipendessero dalla prossima giunta comunale e dall’accordo di programma farlocco che si appresta a presentare. Se volesse ascoltare la cittadinanza, il ministro non condannerebbe il porto al rigassificatore ma si impegnerebbe per aprirlo maggiormente allo sviluppo commerciale e turistico».
L’infrazione
Ieri pomeriggio l’europarlamentare Valentina Palmisano (M5S) e gli attivisti Luciano Manna e Alessandro Marescotti hanno presentata una denuncia al mediatore europeo contro la Commissione europea per l’inerzia sul caso dell’Ilva. «Sono passati dodici anni dall’apertura della procedura di infrazione contro l’Italia per le violazioni delle norme ambientali a Taranto e nonostante una sentenza chiara della Corte di Giustizia dell’Ue che impone la sospensione delle attività industriali, la Commissione continua a rimandare ogni decisione tradendo il suo ruolo di guardiano dei Trattati» sostengono nella denuncia.