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Ex Ilva, il ministro Urso si schiera contro lo spezzatino e rilancia una soluzione green

Non ci sarà nessuno spezzatino e gli esperti stanno valutando le due offerte pervenute per rilevare l’intero complesso produttivo dell’ex Ilva, lo ha evidenziato in un convegno al Senato il ministro Adolfo Urso, titolare del dicastero delle Imprese e del Made in Italy. «Non esiste un piano di scissione, ma una negoziazione in corso che…
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Non ci sarà nessuno spezzatino e gli esperti stanno valutando le due offerte pervenute per rilevare l’intero complesso produttivo dell’ex Ilva, lo ha evidenziato in un convegno al Senato il ministro Adolfo Urso, titolare del dicastero delle Imprese e del Made in Italy. «Non esiste un piano di scissione, ma una negoziazione in corso che i commissari stanno realizzando con l’obiettivo della piena decarbonizzazione e conversione green degli impianti fino a tornare a produrre 6 milioni di tonnellate».

Tutto questo alla luce di un danno che il ministro Urso quantifica in 4 miliardi di euro, visto che, come ha denunciato il titolare del Mimit, «Mittal aveva programmato anche la chiusura dell’ultimo altoforno. E sarebbero saltati tutti gli impianti». Impianti mesi a dura prova anche dalle procedure giudiziarie. «La produzione attuale è limitata a un solo altoforno anche a causa di un incidente avvenuto oltre 5 mesi fa, che ha portato al sequestro probatorio di un secondo impianto. Sapete quando è iniziata la perizia? Il primo ottobre, cinque mesi dopo. Ci sono voluti cinque mesi per iniziare una perizia, non per concluderla», ha detto polemicamente Urso.

Gli industriali

All’incontro romano era presente anche il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, che rivolgendosi al sindaco di Taranto Binetti ha sottolineato il ruolo strategico dello stabilimento tarantino. «Abbiamo bisogno di avere l’acciaio e di quel tipo di acciaio che esce dall’Ilva. L’Ilva è per noi è un asset strategico, soprattutto ora che stiamo pensando ad un piano per la Difesa. Serve quindi una grande responsabilità sociale e ambientale perché le due cose stanno insieme», ha ricordato Orsini, aggiungendo il sostegno alle politiche del ministro Urso: «Noi cercheremo di essere fattibili e concreti, ma così come è impostata, credo che si perda una grande possibilità di rilancio di Taranto».

Le reazioni

Parla di un insulto all’intelligenza dei tarantini il senatore pentastellato, Mario Turco: «Secondo il titolare del Mimit, a Taranto va creato un clima favorevole alle imprese: viene da sorridere, visto che il primo a rendere il clima irrespirabile è stato proprio lui, con la sua rinuncia totale al processo di riconversione green del polo siderurgico, sostituito da un piano di ciclo integrale a carbone di 12 anni, reso possibile dalla scellerata Aia da lui voluta».

Evidenzia il presidente dei senatori dem, Francesco Boccia: «In questi tre anni abbiamo perso il contro dei piani che il ministro ha presentato sull’ex Ilva non attinenti alla realtà», e conclude, «se vogliono mettere insieme quello che per fortuna ancora c’è del polo dell’acciaio, anche con privati italiani, mettere le risorse pubbliche, nazionalizzare tutto quello che si può nazionalizzare e venire in Parlamento, avranno il nostro sostegno». Intanto, in vista dello sciopero del 16 ottobre, da lunedì 13 partiranno le assemblee dei lavoratori nel sito tarantino.red.cro.

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