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Ex Ilva, il senatore Mario Turco (M5s) accusa il Governo: «Buttati 1,7 miliardi di euro»

Il senatore Mario Turco (M5s) all’attacco delle mosse del governo sull’ex Ilva. «Un altro prestito di 200 milioni per tenere viva la speranza di svendere agli azeri di Baku Steel: è questo l'ultimo delirio del governo Meloni. Un pozzo di soldi pubblici senza fine. Un vero spreco di denaro pubblico. Dall'inizio della gestione Urso sono…
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Il senatore Mario Turco (M5s) all’attacco delle mosse del governo sull’ex Ilva. «Un altro prestito di 200 milioni per tenere viva la speranza di svendere agli azeri di Baku Steel: è questo l’ultimo delirio del governo Meloni. Un pozzo di soldi pubblici senza fine. Un vero spreco di denaro pubblico. Dall’inizio della gestione Urso sono oltre 1,7 i miliardi buttati dalla finestra, senza un barlume di speranza di riconversione e di progetto industriale», accusa il vicepresidente del Movimento.

La cessione

Secondo Turco, «i propositi di privatizzazione di Adolfo Urso sono miseramente falliti. Da quando è ministro, sul polo tarantino ha preso soltanto decisioni profondamente sbagliate e i risultati sono evidenti. Purtroppo, per due anni e mezzo si è deciso di andare avanti a testa bassa senza conoscere la realtà dell’acciaieria, la sua storia e il suo stato moribondo che va avanti da anni. Sono state sperperate risorse, fermando ogni processo di riconversione verso la sostenibilità del sito siderurgico. Sbagliata anche la gara pubblica per la realizzazione dei forni elettrici, così come è svanito nel nulla il miliardo di euro del Pnrr che il governo Conte II aveva destinato ai forni elettrici alimentati a idrogeno verde. E come se non bastasse si è lavorato a un’Aia indegna per spalancare le porte a un’altra dozzina di anni di produzione a carbone e inquinamento a man bassa».

L’alternativa

Anche per Turco l’unica via per l’ex Ilva resta la nazionalizzazione. «Vanno totalmente rivisti i processi produttivi e messo in cantina un modello industriale che ormai appartiene al secolo scorso. Solo così si salvano posti di lavoro, produzione e soprattutto la salute dei tarantini», aggiunge Turco. L’ultimo affondo è per la premier Giorgia Meloni, accusata di «atteggiamento pilatesco, che snobba i sindacati, diserta gli incontri a palazzo Chigi e sembra totalmente avulsa da una vicenda industriale che rischia di avere ripercussioni devastanti, specie se le redini del caso rimarranno in mano all’inadeguato Urso», conclude Turco.

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