“Tesla Owners Italia“, l’associazione no-profit dei proprietari di auto Tesla e sostenitori della mobilità elettrica e dell’innovazione sostenibile, ha rilanciato la proposta del 2021 per la riconversione dell’ex Ilva in una gigafactory dedicata alla produzione di automobili elettriche, batterie e componenti per la transizione energetica, con l’obiettivo di una produzione a emissioni zero.
Il progetto, presentato formalmente quattro anni fa dall’associazione a Tesla Inc. con una lettera che aveva ricevuto il sostegno di amministratori locali e aziende, era stata già al centro dell’evento “Tesla 4 Taranto”, quando un corteo di veicoli elettrici sfilò davanti alla sede dell’ex Ilva.
L’associazione ha sottolineato anche l’aspetto occupazionale legato a questa proposta, indicandola come l’unica via per trasformare un «disastro industriale» in un «volano per la nuova economia», attraverso la riqualificazione dei lavoratori, l’utilizzo delle infrastrutture esistenti (porto, ferrovie, aeroporto di Grottaglie) e l’attrazione di investimenti sostenibili, data la posizione strategica nel Mediterraneo.
La riproposizione di questa alternativa giunge in un momento cruciale, con “Tesla Owners Italia” che si schiera fermamente contro la possibilità che lo stabilimento siderurgico di Taranto continui a produrre acciaio con il carbone. L’associazione definisce un eventuale prolungamento della vita dell’ex Ilva fino al 2038 con un nuovo impianto fossile come «una scelta anacronistica, climalterante e in aperto contrasto con gli impegni climatici dell’Italia e dell’Unione europea».
La posizione dell’associazione si inserisce nel dibattito a pochi giorni dal consiglio comunale di Taranto, previsto per mercoledì 30 luglio, chiamato a esprimersi sull’accordo di programma che fissa tempi e modi della transizione dal carbone alla produzione con forni elettrici.
Il nodo della questione risiede nella previsione che gli attuali altiforni a carbone continuino a essere operativi per i prossimi otto anni. “Tesla Owners Italia” ha evidenziato la gravità di tale decisione, soprattutto in un contesto di moltiplicazione di ondate di calore ed eventi climatici estremi in tutta Europa, considerandola in contraddizione con l’Accordo di Parigi e il Green Deal europeo.