«Siamo in una situazione non più sostenibile» ha dichiarato Giacinto Fallone coordinatore cittadino della sezione Autotrasportatori di Casartigiani: «Acciaierie d’Italia da mesi non paga le fatture e non c’è certezza sul futuro». Questa la fotografia della situazione che attanaglia il settore dell’autotrasporto che lavora con la grande fabbrica e che è stata illustrata ieri mattina dai diretti interessati davanti alla portineria C dell’ex Ilva.
L’iniziativa è stata promossa dal coordinatore regionale di Casartigiani Stefano Castronuovo per suonare un campanello d’allarme e richiamare l’attenzione sui proprietari di mezzi pesanti che non sono più in grado nemmeno di fare rifornimento per lavorare. La dura presa di posizione di ieri è stata messa in atto alla luce dell’incontro di oggi pomeriggio convocato dal Consiglio dei Ministri e in vista dell’appuntamento di domani quando si riunirà il consiglio d’amministrazione di Acciaierie d’Italia.
Entrambi gli incontri potrebbero dare una sterzata al futuro degli autotrasportatori che operano nell’ambito delle ditte dell’indotto e degli oltre ventimila lavoratori della fabbrica. «Noi chiediamo – ha detto Fallone – che venga convocato quanto prima un tavolo istituzionale per correre ai ripari cercando di trovare la soluzione migliore per fronteggiare quella che ormai è diventata una vera e propria emergenza. A breve – continua Fallone – potrebbe scoppiare una bomba sociale». «Nelle altre parti d’Italia le fatture vengono pagate a 45 giorni – dice sconfortato Castronuovo – a Taranto invece ci sono aziende dell’indotto che aspettano di essere pagati dallo scorso mese di agosto, altre addirittura anche da un anno. Tutto questo con la possibilità di una amministrazione straordinaria che guardando indietro negli anni non ha fatto altro che portare alla perdita di centinaia di milioni di euro.
Questo significherebbe che molte aziende chiuderebbero». Le fatture non pagate ad oggi ammonterebbero a circa venti milioni di euro. «Chi riesce a scontare deve fare i conti con interessi pari al 12-13%, l’alternativa è attendere più di dodici mesi. Inoltre – dice preoccupato Fallone – da quando due anni fa Mittal ha creato la piastra logistica nel circuito sono entrate anche aziende di altre città come Napoli, Milano e Torino che non avendo subito danni economici negli anni precedenti e avendo altri clienti che pagano sono nelle condizioni di far fronte ai ritardi di Acciaierie d’Italia. Questo meccanismo non ha fatto altro che mettere ancora di più in difficoltà le aziende locali». Se gli incontri di oggi pomeriggio e di domani non dovesse sortire alcuna soluzione Casartigiani annuncia che dal 2 gennaio gli autotrasportatori dichiareranno lo stato di agitazione.
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Di Serena Nuzzaco24 Novembre 2024