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Ex Ilva, il viceministro dei Trasporti Rixi: «Acciaio al Nord». Ma Urso lo smentisce: «Resta a Taranto»

Governo bipolare sull’ex Ilva. Il viceministro dei Trasporti Edoardo Rixi che ad un convegno a Genova che dice che a causa di «speculazioni fatte da alcune forze politiche, è assolutamente impossibile produrre acciaio a Taranto» e quindi il polo della siderurgia nazionale si sposterà al Nord, a Genova. Da Manduria (Taranto), in casa Vespa, gli risponde il ministro delle Imprese Adolfo Urso, che smentisce e dice «la produzione di acciaio dell’ex Ilva non si sposterebbe a Genova, anche se venisse rifiutata la nave rigassificatrice a Taranto». Una partita di ping pong tra due storiche città siderurgiche che non fa bene a nessuno, sopratutto alla credibilità di chi gestisce il delicato dossier sul siderurgico.

Qui Genova

«O si torna a produrre a Taranto o si produrrà da qualche altra parte. Noi possiamo accettare tutto, non si può pensare di chiudere l’acciaio in Italia. Vorrebbe dire chiudere in prospettiva la navalmeccanica, le grandi opere, interi settori industriali, con una ricaduta oggi occupazionale inimmaginabile per le future generazioni», ha detto ieri Rixi, parlando del futuro dell’ex Ilva. «L’ipotesi di un polo dell’acciaio del Nord Italia è concreta – ha confermato il viceministro – è un’esigenza del Paese trovare una soluzione. Sarebbe stato molto più facile riqualificare l’attuale sito di Taranto però mi sembra che, non per volontà del governo, sia diventato impossibile». Per questo, ha aggiunto, «devono essere garantiti investimenti nell’ordine di due-tre miliardi». Secondo Rixi, a Taranto i privati non vogliono più investire.

Qui Taranto

«La produzione di acciaio dell’ex Ilva non si sposterebbe a Genova, anche se venisse rifiutata la nave rigassificatrice a Taranto», ha chiarito il titolare del Mimit, Urso, intervenendo al Forum in Masseria di Vespa. Per Urso la nave rigassificatrice dev’essere in porto, modello Piombino, «perché fuori dal porto è insostenibile». Martedì Urso, il governatore Emiliano, il sindaco di Taranto Piero Bitetti, quello di Statte Fabio Spada, il presidente della Provincia Gianfranco Palmisano e il commissario dell’autorità portuale Giovanni Gugliotti si riuniranno in una no-stop per cercare la quadra sul futuro del siderurgico. «Se le amministrazioni locali non vorranno portare al porto una nave rigassificatrice, essenziale per il Dri per alimentare i forni elettrici, sarà necessario pensare a un piano B in un’altra Regione del Sud», ha detto Urso, perché il progetto è finanziato coi fondi di coesione per il Mezzogiorno. Urso ha fretta, perchè «c’è la sentenza del tribunale di Milano, che è già scritta, per la chiusura dello stabilimento». Un ulteriore monito è arrivato dal ministro per l’Ambiente Pichetto Frantin. «L’Aia (autorizzazione integrata ambientale) deve procedere perché altrimenti diventa omissione da parte dei commissari».

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