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Taranto, all’ex Ilva riparte l’altoforno 4. Legambiente: «Ridurre la produzione»

Per Legambiente non ci sono dubbi: il procedimento di revisione dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) si sta svolgendo in un contesto di «inaccettabile opacità». Di qui la richiesta al Governo di chiedere il parere dell’Istituto superiore di sanità (Iss) prima di autorizzare una produzione di sei milioni di tonnellate annue di acciaio. La presa di posizione…
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Per Legambiente non ci sono dubbi: il procedimento di revisione dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) si sta svolgendo in un contesto di «inaccettabile opacità». Di qui la richiesta al Governo di chiedere il parere dell’Istituto superiore di sanità (Iss) prima di autorizzare una produzione di sei milioni di tonnellate annue di acciaio. La presa di posizione degli ambientalisti si incrocia con quella di Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, che giudica «miope rinunciare all’acciaio».

Gli ambientalisti

Legambiente torna a chiedere al Ministero dell’Ambiente di rendere pubblico il Parere istruttorio conclusivo (Pic), finora mai diffuso, e di ammettere l’associazione alla conferenza dei servizi convocata per il rilascio dell’Aia. Secondo quanto gli ambientalisti, il primo Pic del 2 aprile scorso – anch’esso mai pubblicato – conteneva una prescrizione chiara: entro tre mesi dall’eventuale rinnovo dell’Aia, Acciaierie d’Italia avrebbe dovuto fornire un aggiornamento della Valutazione di impatto sanitario (Vis) riportando i dati su emissioni di biossido di azoto e anidride solforosa, centrali termoelettriche, esposizione cutanea sugli arenili e scenari ricreativi.

Su questi dati si sarebbe dovuto pronunciare, infine, l’Istituto superiore di sanità (Iss). “In caso di mancata trasmissione della documentazione o di parere negativo da parte dell’Iss – recita testualmente il documento – sarà avviato quanto previsto dall’articolo 29-decies, comma 9 del D.Lgs. 152/2006”, ovvero l’eventuale sospensione o revoca dell’autorizzazione. «Acciaierie d’Italia ha prodotto osservazioni e contestazioni, ma ha fornito le integrazioni richieste? – si chiede Legambiente – La Vis presentata dall’azienda non contiene elementi ritenuti fondamentali, tanto da richiedere una nuova valutazione dell’Iss».

Di qui la conclusione di Legambiente: «La nuova Aia può essere rilasciata solo subordinandola a una capacità produttiva compatibile con la tutela della salute pubblica, come indicato anche dalla Corte di Giustizia dell’Ue».

Gli industriali

Sul futuro dell’ex Ilva di Taranto si esprime anche Emanuele Orsini, numero uno di Confindustria, secondo il quale «l’industria dell’acciaio è fondamentale per il nostro Paese» e «pensare di non avere acciaio prodotto nel nostro Paese è molto miope». Quanto al futuro del polo siderurgico pugliese, per Orsini «serve un ragionamento serio ma anche complessivo» rispetto all’impatto economico e sociale della questione.

L’altoforno 4 riparte

Mentre associazioni e politica si interrogano sul futuro dell’ex Ilva, dopo tre giorni di stop per manutenzione l’altoforno 4 – l’unico dei tre installati attualmente operativo – riprende la produzione della ghisa. Ma l’impianto, che prima della fermata era attestato su una produzione di circa 4.300-4.500 tonnellate di ghisa al giorno, non tornerà immediatamente a regime, dovendo progressivamente recuperare il regime termico prima di tornare ai “vecchi” livelli di produzione. Per farlo, impiegherà due o tre giorni. Inoltre, si è concluso anche il ripristino del gasometro a servizio dell’acciaieria 2 per cui anche quest’ultimo impianto, che era stato fermato nei giorni scorsi, ora riparte.

Nell’ex Ilva l’altoforno 4 è l’unico in marcia poiché l’altoforno 1, a causa dell’incendio del 7 maggio scorso a una delle tubiere esterne, è sotto sequestro senza facoltà d’uso e, quand’anche fosse dissequestrato dall’autorità giudiziaria, avrebbe bisogno di lavori di ripristino post incendio. L’altoforno 2, invece, è fermo da oltre un anno e i lavori di sostituzione del crogiolo sono stati programmati nei prossimi mesi in modo che l’impianto possa riprendere a inizio 2026.

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