Raggiunto l’accordo per il lavoro agile tra Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria e le organizzazioni sindacali che, secondo una prima stima, coinvolgerà una platea di 2.200 lavoratori. La svolta è arrivata dopo l’incontro di ieri, a Roma, durante il quale si è fatto anche un monitoraggio sull’applicazione della cassa integrazione straordinaria.
L’intesa
Stando a quanto precisato dalle organizzazioni sindacali, si tratterà di un percorso sperimentale di un anno su una base di partenza di 51 giorni annui, ma che potrà contribuire anche, in caso di situazioni emergenziali in cui è prevista l’attivazione dalla cassa integrazione, a contenere l’accesso all’ammortizzatore sociale. Nel dettaglio, le nuove modalità di lavoro riguarderanno 1700 unità operative tra dirigenti, quadri, più ulteriori 500 se si considerano staff, acquisti e legali.
«Questo ulteriore passo conferma – conclude D’Alò, segretario nazionale della Fim Cisl – così come l’avanzamento del piano di ripartenza, che ci si avvia alla fase di conclusione della gara per l’assegnazione in un clima assolutamente differente dal passato in cui potremmo discutere del futuro occupazionale e ambientale del gruppo avendo una base di relazioni industriali e di confronto soddisfacenti».
Il commento della Fiom
L’intesa per il lavoro agile non fa comunque dormire sonni tranquilli, però, alla Fiom Cgil. «Al 30 di novembre – dice Loris Scarpa, coordinatore nazionale per la siderurgia – le tonnellate di acciaio prodotte sono state pari a un milione e 700mila e rimane un mese di produzione. Dal punto di vista occupazionale, attualmente la cassa integrazione, alla ripartenza dell’altoforno 1, riguarda poco più di 2.300 lavoratori di tutti gli stabilimenti rispetto ai 4.050 previsti dall’accordo di luglio. Perciò abbiamo chiesto di aprire finalmente la discussione anche sull’azienda che verrà a prescindere da chi sarà il soggetto che l’acquisirà».