Categorie
Politica Taranto

Ex Ilva, partiti tutti d’accordo: il nuovo commissario deve essere pugliese

Pugliese, esperto conoscitore del siderurgico tarantino e capace di ricucire i rapporti col territorio e ridisegnare il futuro dell’intero tessuto economico e sociale tra i Due Mari. Questo l’identikit tracciato, da destra a sinistra, della figura di commissario straordinario che il governo intende nominare a capo del processo di reindustrializzazione e soprattutto di graduale dismissione di aree per sessant’anni votate alla monocultura siderurgica. Un cambio di paradigma anche difficile da immaginare in una città che forse normale non è mai stata, lacerata dagli scontri, dall’eterna scelta tra lavoro da un lato e salute e ambiente dall’altro. Per una nuova El Dorado capace di attrarre investitori serviranno soldi, bonifiche e un piano completo che guardi al futuro. Troppo presto per parlare di nomi, anche se qualcuno già si sbilancia.

L’endorsement di Pagano

«Michele Emiliano sarebbe la persona ideale anche se non credo lui abbia voglia di farlo, per una questione di coerenza col suo percorso e perché la scelta potrebbe essere facilmente strumentalizzata», dice il deputato dem Ubaldo Pagano. «Prima di capire di quali aree stiamo parlando va chiarito il piano industriale che verrà fuori dalla gara che si conclude a metà settembre», spiega. «Guardando all’esperienza di Genova potrebbero liberarsi anche aree di grande pregio ma va capito se l’area Dri va a Taranto o no o se, come auspichiamo, possa essere alimentata a idrogeno verde, che necessita di ampi spazi di impiantistica». Per Pagano il commissario dovrà dedicarsi a ricostruire il rapporto tra fabbrica e città. «Solo chi conosce il territorio sa lo stato di saturazione dei tarantini a vivere vicino a un sito che per tantissimi anni ha inquinato. Ci sono stati tanti lutti. Il commissario dovrà pensare a diversificazione e infrastrutture e saper interloquire col governo. Senza un’autostrada fino in città gli investitori fuggono. E poi c’è da sviluppare la piastra logistica retroportuale per riconvertire da vocazione industriale ad una commerciale».

Superare l’immobilismo

«Nomi non ne circolano ed è inutile fare fughe in avanti», dice il deputato di Forza Italia Vito De Palma, che da tempo lavora dietro le quinte per smuovere il dossier dalle secche. Fu lui, durante un meeting di Forza Italia a Paestum, a far intervenire il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin per spiegare che il miliardo per gli impianti Dri, tolto dal piano di resilienza (Pnrr) dall’allora ministro delle Politiche europee Raffaele Fitto, era ricomparso con i fondi di coesione. E sempre lui ha lavorato accanto alla ministra dell’Università Anna Maria Bernini per finanziare il Tecnopolo, un centro di innovazione e sostenibilità ambientale che ora è anche nell’intesa governo-enti locali. «Prima ancora che nell’intesa la figura del commissario era già nell’ultimo decreto, convertito in legge, che porta 200 milioni per la prosecuzione della produzione Ilva», spiega De Palma. «Il commissario si dovrà occupare di tutto il tessuto produttivo a 360 gradi, dell’indotto, delle bonifiche, dialogando con governo ed enti locali. Deve disegnare un piano che attragga investimenti e crei posti di lavoro. Un percorso difficilissimo, sia chiaro ma il passaggio è epocale per Taranto».

Lascia un commento Annulla risposta

Exit mobile version