Mentre a mezzanotte sono scaduti i termini delle offerte per l’acquisizione dell’ex Ilva in città si sono scatenate le reazioni sulle dichiarazioni del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, (non escludere una partecipazione pubblica e crede nel rilancio della fabbrica) e sulle firme sul documento del consiglio di fabbrica del sindaco di Taranto, del presidente della Provincia e dell’ex presidente della Regione Puglia.
«La sottoscrizione del sindaco di Taranto, Piero Bitetti, dei sindacati e degli altri enti locali al documento dell’ennesima proposta del ministro Urso, relativo alla vertenza dell’ex Ilva, palesemente ancora una volta privo di ogni tipo di sostenibilità (ambientale, sanitaria, economica ed occupazionale), appare quasi una parodia della peggiore specie» asserisce la consigliera comunale pentastellata Annagrazia Angolano, che presto andrà a sedere nei banchi della maggioranza nell’aula del consiglio regionale a Bari, che ritiene quanto sottoscritto «un’offesa all’intelligenza dei tarantini. Una sottoscrizione che prevede la realizzazione di quattro impianti Dri con una spesa pari a nove miliardi di euro che dovrebbero essere alimentati come, si chiede. E quale sarà la sorte dell’area a caldo? Abbiamo assistito da parte dei firmatari del documento ad un entusiasmo a dir poco ingiustificato per un documento che può essere ritenuto carta straccia anche alla luce delle attuali condizioni dell’impianto».
I riferimenti
Angolano fa cenno al sequestro giudiziario e alla sentenza Cedu che si era già pronunciata sul fatto che lo Stato aveva violato i diritti dei tarantini «solo questo basta per comprendere che la prosecuzione della produzione a carbone è contra legem». Infine la pentastellata chiede una verifica all’interno della maggioranza cittadina in occasione della riunione del consiglio comunale in quanto «non è chiara la posizione di alcuni componenti della stessa in relazione ad alcuni temi fondamentali per la città».
Da Europa Verde, Gravame (assessora all’Ambiente) e Lenti (consigliere comunale), si dicono pronti a scelte irreversibili «riteniamo che le richieste in quel documento siano irrealizzabili oltre che irricevibili, e che riprendano il piano proposto da Urso che lo stesso consiglio comunale il 13 ottobre aveva rigettato. Condannano la città ad altri anni di carbone in attesa di una fantomatica decarbonizzazione. La nostra posizione resta sempre la chiusura dell’area a caldo e il reimpiego degli operai in altri settori, unica strada percorribile per sottrarci alla monocultura dell’acciaio».
Acqua agitate dunque in maggioranza, riunita ieri sera, perché c’è qualcuno che ha chiesto le dimissioni di Gravame e Lenti. Luca Contrario consigliere comunale Pd dichiara che il documento firmato non lo rappresenta «sembra quasi una letterina a Babbo Natale. Chi dovrebbe realizzare i tre forni elettrici e con quali soldi. Pensare di riaccendere gli altoforni, oggi fermi, è un atto criminale. Rischiamo nuovi malati e gravi incidenti. Chiedere gli impianti Dri è come chiedere il carbone come regalo a Babbo Natale». Da documento firmato prende le distanze anche il consigliere comunale di opposizione Mirko Di Bello, Italia Oltre.