È partito dalla provincia di Taranto il martedì pugliese del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che culminerà stasera con un comizio in piazza a Bari sui referendum su lavoro e cittadinanza in programma nel prossimo fine settimana.
Dopo aver visitato lo stabilimento Vestas nel capoluogo ionico e aver incontrato i lavoratori anche per parlare dei referendum, Landini ha partecipato a un’assemblea con gli operai di Leonardo a Grottaglie.
A margine degli incontri, Landini ha parlato anche della situazione dell’ex Ilva di Taranto, affermando che «siamo di fronte al fatto che se vuoi davvero garantire investimenti e se vuoi veramente fare un processo di nuovo sistema anche di produzione dell’acciaio, che sia sostenibile, sia per l’ambiente che per le persone dentro e fuori dai luoghi di lavoro, è il momento degli investimenti».
Landini ha rimarcato che «se non c’è una presenza anche dello Stato diretta nel gestire questo processo io vedo seriamente il rischio che possa saltare tutto e questa responsabilità credo non ce la possiamo permettere».
Per il segretario generale della Cgil «le scelte per l’ex Ilva che non sono state fatte sin dall’inizio ora tornano fuori. Io vorrei ricordare che fin dal 2012, quando è iniziata tutta questa partita, sia la Fiom che la Cgil avevano indicato in modo molto chiaro la necessità di un ruolo centrale dello Stato per poter affrontare questa situazione. Oggi siamo di nuovo lì. C’è bisogno di fare investimenti, chi li fa questi investimenti in questo momento? Abbiamo visto che tutte le strade percorse, quando pensavano che il mercato risolvesse i problemi, non le stanno risolvendo».
Landini ha poi ribadito l’importanza «di un ruolo anche pubblico perché non è possibile che si continuino a utilizzare i soldi pubblici per poi non fare le cose che debbono essere fatte, con il rischio che se non viene affrontata davvero si potrebbe arrivare a una situazione non più recuperabile».
Parlando dell’industria più in generale, Landini ha affermato che in Italia e in Europa «è un momento difficile. Siamo al ventiseiesimo mese di calo della produzione industriale ed è evidente che ci sono settori strategici, dall’auto alla siderurgia, alla chimica di base, che rischiano di sparire e di mettere in seria difficoltà gli altri settori dove ci sono investimenti e quindi è il momento di fare delle scelte molto decise».
Per il segretario della Cgil «bisogna ripartire con gli investimenti pubblici e privati e bisogna soprattutto creare lavoro buono, che sia stabile, che sia sicuro, e bisogna aumentare sostanzialmente i salari e investire sulle nuove generazioni, evitando quello che sta succedendo e cioè che tanti giovani, tante persone, abbiano pensato di andare via dal nostro Paese. Per questo credo che sia importante andare a votare sì ai cinque referendum abrogativi».