Un nuovo incendio ha scosso la città di Taranto, riaccendendo i riflettori sull’annosa questione dell’inquinamento e della sicurezza all’interno dell’ex Ilva. Le fiamme, divampate da un nastro trasportatore, hanno provocato una densa nube di fumo nero che si è alzata sopra la città, allarmando i cittadini e riproponendo le antiche paure legate all’inquinamento. Fortunatamente non si sono registrati feriti ma l’incendio ha costretto molti cittadini, che vivono nei quartieri vicini al sito, a barricarsi in casa per proteggersi dai fumi.
La polemica
Sulla questione è intervenuto il vice presidente del Movimento 5 Stelle, Mario Turco che, in una nota, punta il dito contro il governo Meloni: «L’incendio verificatosi sabato al sito siderurgico dell’ex Ilva di Taranto è l’ennesima spia rossa, che conferma la necessità di fermare il progetto del Governo Meloni di riaccendere l’area a caldo fortemente inquinante».
Il futuro dello stabilimento siderurgico è ancora incerto. Il governo ha annunciato un piano di rilancio dello stabilimento, ma molti dubitano che questo sia compatibile con la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini.
Le mancate autorizzazioni
«Il problema in realtà è che l’Aia è scaduta ad agosto 2023 e non è stata rinnovata per il mancato rispetto di alcune vecchie prescrizioni, tra cui soprattutto il piano antincendio – continua il coordinatore comitato Economia-Imprese-Lavoro del Movimento Cinque Stelle – L’impianto pertanto è privo di autorizzazione e qualsiasi attività andrebbe fermata. Il Governo, incurante di questo e dei problemi ambientali e sanitari, continua a perseguire il piano di riaccensione dei quattro altiforni a carbone, tra cui l’altoforno 1 inaugurato qualche settimana fa direttamente dal Ministro Urso, in occasione di una sua visita a Taranto».
Il partito pentastellato dichiara che continuerà a monitorare e a denunciare la gravità della situazione, nella speranza che l’esecutivo possa ravvedersi e sospenda la procedura di vendita degli impianti, che la Corte di Giustizia Europa ha dichiarato di impatto troppo nocivo sulla salute dei lavoratori e dei cittadini di Taranto. Poi l’ultimatum della vicepresidente della commissione ambiente della Camera Patty L’Abbate: «Far ripartire il ciclo integrale a caldo è stato un errore imperdonabile del governo. Urso dovrebbe fare mea culpa. In generale, non si può tenere attiva una produzione decotta che risulta incompatibile con la salute dei cittadini. Meloni sull’ex Ilva non ha mai detto una parola, ma i tarantini non ne possono più. Serve uno stop immediato, perché la situazione è fuori controllo e vedere migliaia di persone costrette a barricarsi in casa per non respirare i fumi dell’acciaieria è inaccettabile».