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Ex Ilva, la preoccupazione dei sindacati: «L’azienda non riesce neanche a pagare le materie prime»

Ancora nubi sul futuro dello stabilimento siderurgico più grande d'Europa. Dopo lo slittamento del closing per le offerte vincolanti per l'acquisizione dell'intero gruppo o di parte dei compendi industriali, il comitato dei ministri del Consiglio d'Europa ha «invita con forza le autorità italiane a garantire che il proseguimento del funzionamento dell'ex Ilva sarà autorizzato solo…

Ancora nubi sul futuro dello stabilimento siderurgico più grande d’Europa. Dopo lo slittamento del closing per le offerte vincolanti per l’acquisizione dell’intero gruppo o di parte dei compendi industriali, il comitato dei ministri del Consiglio d’Europa ha «invita con forza le autorità italiane a garantire che il proseguimento del funzionamento dell’ex Ilva sarà autorizzato solo quando prove scientifiche inequivocabili ne dimostreranno la compatibilità con la protezione della salute umana e dell’ambiente».

È quanto ha specificato l’esecutivo dell’organizzazione paneuropea dopo l’esame delle misure prese finora dall’Italia dopo le condanne pronunciate dalla Corte europea dei diritti umani per i danni causati dall’acciaieria ai cittadini e all’ambiente, a Taranto e nelle zone limitrofe. Ieri intanto, dell’ex Ilva ha parlato il segretario generale della Uilm Rocco Palombella.

La vendita

«Aver saputo dai media che c’è stato un rinvio dal 30 novembre al 10 gennaio è un fatto estremamente negativo, considerato che abbiamo un tavolo permanente a Palazzo Chigi e passare dall’annuncio di 15 gruppi interessati al rinvio di oltre un mese, diventa per noi un elemento di ulteriore preoccupazione, che si aggiunge alla situazione che si sta determinando da un punto di vista produttivo e di esposizione finanziaria verso i fornitori», ha detto Palombella.

«Rischiamo di tornare ad un anno fa, pur avendo l’amministrazione straordinaria. Ora vogliamo sapere come stanno le cose. Il tempo non gioca a favore dell’Ilva e degli stabilimenti. Un’azienda che continua a perdere ogni giorno una quantità economica tale che diventa anche complicato dirlo. Un’azienda che produce meno di un terzo della sua capacità produttiva, certamente non genera ricchezza e profitto. Neanche riesce a pagare le materie prime. Il destino di migliaia di lavoratori e del risanamento ambientale è legato a prestiti e non possiamo andare avanti cosi», ha detto il numero uno della Uilm.

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