Tutto in gioco. Il gruppo Jindal rilancia. Per l’ex Acciaierie di Taranto la decisione per l’affido è ancora in alto mare. I giochi sembravano fatti, la favorita appariva essere Baku Steel Company, anche dopo la visita dei commissari ad Azerbaijian e invece no, ieri il colpo di scena: il rialzo per l’Ex Ilva fatto da Jindal International, gruppo industriale indiano guidato da Naaven, rimette tutto in pista. Jindal alza l’offerta la porta a 3 miliardi totali e nel progetto di rilancio mette i forni elettrici e la decarbonizzazione. Il gruppo indiano ha un precedente, sta costruendo una nuova acciaieria “verde” in Oman che entrerà in funzione l’anno prossimo, partendo con una produzione di 3 milioni di tonnellate di acciaio per passare poi a 5. L’offerta arriva dopo la decisione del Ministero e dei commissari dell’Acciaierie d’Italia di prendere altro tempo per la valutazione. Ci sono nuovi termini: ancora 20 giorni, per analizzare ed approfondire. In realtà non si è deciso perchè resta una perplessità dei commissari sul gruppo degli azeri ed è una questione legata alla tecnologia: Baku Steel è specializzata nella produzione di acciaio a forno elettrico ad arco (EAF), e non in quella ad altoforno, come Taranto. La decisione dovrebbe arrivare a metà marzo, salvo colpi di scena.
Dal ministero
Fonti ministeriali affermano «i gruppi in corsa hanno fatto dei rilanci, ma le cose che hanno scritto non sono così chiare per cui bisogna fare degli approfondimenti. Ci vorranno un paio di altre settimane. La procedura di gara – aggiungono le fonti – diceva che sin quando non si ha l’aggiudicazione, se ci sono offerte migliorative, queste possono essere considerate. E tali offerte sono arrivate». È anche per questo che non si è deciso «dato che la nostra è una procedura competitiva, che a differenza di altre incentiva il rilancio competitivo perchè ci siano ulteriori migliorie e ulteriori spiegazioni su alcuni aspetti che su ciascuna delle proposte andavano chiariti, è giusto che i commissari abbiano il tempo necessario a completare la loro analisi», chiariscono le fonti ministeriali.
Da Parigi le parole di Urso
E’ comunque ottimista il ministro alle Imprese, Adolfo Urso: «In questi giorni sarà assegnata al nuovo player internazionale l’Ex Ilva di Taranto per realizzare, nell’arco dei prossimi 3-4 anni, il più grande impianto siderurgico europeo a tecnologia green», ribadisce durante la conferenza dopo il vertice sul futuro dell’industria siderurgica a Parigi. «Vogliamo che ci siano le condizioni perchè chi produce con tecnologia green sia tutelato dalla concorrenza sleale», ha aggiunto.
L’attacco delle opposizioni
Non la pensano così le opposizioni, «sull’Ex Ilva è deprimente la melina del governo, che ancora non ha sciolto le sue riserve dopo un mese dall’annuncio in cui era stata annunciata l’aggiudicazione», afferma il vicepresidente M5s Mario Turco, coordinatore del comitato Economia-Imprese-Lavoro. Turco non ha dubbi: «Praticamente non si sa che pesci prendere – dice – non si sa se saranno gli azeri di Baku Steel i veri vincitori e a quale prezzo, quale sarà la direzione produttiva che verrà intrapresa, quanti saranno i laboratori in esubero e soprattutto non è chiaro se lo Stato farà parte o meno della futura compagine sociale».
Turco sottolinea che la premier Meloni, non a caso, si tiene fuori. Non ha partecipato neanche all’incontro dei commissari di Acciaieria d’Italia di ritorno da Azerbaijan. E questo è un fatto, al di là delle supposizioni della minoranza. Turco affonda la lama: «Il futuro dell’Ex Ilva sarà ancora a carbone, più inquinante, con più costi, con meno posti di lavoro e purtroppo con più malati, senza un minimo di futuro diverso dal passato. Un vero disastro», conclude il parlamentare.